E’ trascorso un anno da quando l’Ars ha approvato all’unanimità la legge “in materia di raccolta, coltivazione, commercio e tutela del consumo dei tartufi nella Regione siciliana”: da allora nulla è cambiato però. Manca ancora il regolamento attuativo, nonostante l’assessore all’Agricoltura abbia da mesi una bozza sul tavolo, per cui il sistema rimane al palo.
“Questo ritardo sta creando alcuni disaggi e deludendo molte aspettative – dice l’avvocato Nino Iacono, presidente del Centro di ricerca per la valorizzazione del tartufo in Sicilia – Rimaniamo impotenti difronte alle richieste di centinaia di appassionati che ci chiedono di volersi mettere in regola ma non lo possono fare.
In molti stanno pensando di andare a prendere il patentino per la raccolta in altre regioni con la grave perdita di credibilità e di entrate che la Sicilia rischierebbe di subire, per non parlare dell’impossibilità di programmare e assistere lo sviluppo di una filiera che ha già iniziato a muovere i primi significativi passi”.
Iacono evidenzia che “sono già
nati allevamenti di cani che esportano anche fuori dalla Sicilia, cavatori che
vendono il tartufo, aziende che iniziano a trasformare il prodotto sino a un
programma per escursioni che ha visto incrementare il turismo nei piccoli borghi”.
“Pertanto, insieme a tante associazioni, ancora una volta, chiediamo alla
politica di attivarsi immediatamente – conclude il presidente del Centro di
ricerca – affinché la costruzione della filiera del tartufo in Sicilia non
rimanga solo un sogno ma una realtà in grado di aumentare il Pil
regionale”. (ANSA).