Ambiente

L’Etna ha un nuovo cratere di collasso

CATANIA – L’Etna continua a dimostrarsi uno dei vulcani più attivi del globo, in perenne attività e continuamente sottoposto a mutamenti nella forma. A dare notizia dell’ultimo cambiamento avvenuto in area sommitale, presso la Bocca Nuova, è l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, grazie a una divulgazione di Marco Neri. Secondo quanto si legge nel blog dell’Ingv, il cratere nato nel 1968, che corrisponde a una sorta di imbuto, una grande depressione che raggiunge i 500 metri in larghezza e i 200 in profondità, comunicante con il condotto centrale del vulcano, “alterna fasi in cui si riempie di lava fino all’orlo, quando il magma risale fino a raggiungere la superficie ed erutta, e fasi in cui esso collassa, quando il livello del magma scende all’interno del condotto centrale”. “Di conseguenza – è l’analisi del ricercatore -, il collasso del fondo della Bocca Nuova mette a nudo le sue pareti interne.

Negli anni scorsi la Bocca Nuova si è riempita di lava e piroclastiti che si sono solidificate al suo interno formando una superficie abbastanza piatta e regolare, mentre negli ultimi mesi mostra la propensione a “collassare” verso il basso, formando crateri interni più o meno ampi che liberano in atmosfera una grande quantità di gas vulcanici”. Il nostro quotidiano si è rivolto proprio al Primo ricercatore etneo, al quale abbiamo chiesto cosa potrà comportare l’apertura di un nuovo “pit crater” all’interno della Bocca Nuova. In primo luogo, sottolinea Neri, “ci sono vari modi di tradurre dalla lingua inglese questo termine (pit crater, ndr): cratere ‘di collasso’, cratere ‘a pozzo’, cratere ‘di subsidenza’, sono tutti sinonimi di una depressione di forma sub-circolare che ha origine dallo sprofondamento della superficie topografica, quando questa si trova sopra un vuoto”.

Il cratere di collasso può cambiare l’attività del nostro vulcano?

“Sui vulcani attivi – prosegue Neri -, il termine è spesso usato per indicare piccole bocche eruttive che si aprono sul fondo dei crateri o sui fianchi dei coni piroclastici e sono quasi sempre associate all’emissione di gas o a manifestazioni eruttive esplosive discontinue, di medio-bassa energia”. Ciò rappresenta quanto accaduto nelle ultime ore sull’Etna. Un evento del genere può cambiare l’attività del nostro vulcano? Secondo lo studioso, “i cambiamenti che frequentemente si registrano sulla sommità dell’Etna non devono sorprendere. Si tratta della zona più dinamica del nostro vulcano, caratterizzato da condotti magmatici sempre aperti e costantemente percorsi da gas e magma. L’apertura del nuovo, piccolo ‘pit’ sul fondo della Bocca Nuova, per esempio, non è altro che la riapertura di un cratere che negli anni scorsi era ben conosciuto ed indicato con la sigla ‘BN2’ o ‘Cratere della Spagnola’”. “Le recenti eruzioni intracrateriche – prosegue il Primo ricercatore – avevano completamente sommerso di lava e piroclastiti la Bocca Nuova fino all’orlo, occludendo le sue bocche interne. Finite le eruzioni, da qualche mese assistiamo alla riapertura di queste bocche sul fondo della Bocca Nuova, che tende a riassumere l’originaria fisionomia con due bocche principali attive, la BN1 e la BN2, alimentate dai rispettivi condotti”.

Come sempre, l’Etna è ‘in gran forma’

Al netto di ciò, “come sta” il vulcano attivo più importante dell’Europa e del Mediterraneo? Neri ha le idee chiare: “Come sempre, l’Etna è ‘in gran forma’, con le sue bocche sommitali sempre attive che emettono un cospicuo pennacchio gassoso ben visibile da decine di chilometri di distanza. In questo periodo, il pennacchio si forma grazie alle emissioni gassose della Bocca Nuova e del Cratere di Sud-Est, ma come detto prima, la situazione può cambiare molto velocemente da quelle parti”. Insomma, come ci suggeriscono gli scienziati, non ci resta che ammirare e attendere il prossimo cambiamento, o sussulto, proveniente dal vulcano patrimonio dell’umanità, come gli spettacolari, e perfetti, anelli di fumo emessi in queste ore.