L’ultimo terremoto, di magnitudo ML 1.9 , è stato localizzato dalla Sala Sismica dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma alla mezzanotte di ieri a quattro chilometri da Santa Santa Venerina (Catania), a una profondità di tre chilometri.
E’ uno dei sintomi dell’intesa attività stromboliana che sta caratterizzando la nuova fase eruttiva dell’Etna.
Si registra l’emissione di una nube vulcanica dal Nuovo cratere di Sud Est, con ricaduta di cenere nel versante Nord Est del vulcano.
Le stazioni di monitoraggio dell’Osservatorio etneo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv-Oe) hanno registrato, a partire dalle 21 di mercoledì un incremento dell’ampiezza del tremore vulcanico che ha raggiunto il suo massimo alle 03:50 di ieri.
Il fenomeno ha preceduto l’apertura, a una quota di circa 3.150 metri, di una fessura eruttiva in corrispondenza della base settentrionale del Nuovo cratere di Sud Est dalla quale è uscita una colata lavica riversatasi lungo la parete occidentale della desertica Valle del Bove.
“Siamo all’avvio di una nuova fase eruttiva dell’Etna – ha spiegato il direttore dell’Ingv di Catania, Eugenio Privitera – che potrebbe finire presto o durare mesi. I fenomeni sono tutti confinati nella zona sommitale del vulcano e non costituiscono un pericolo per centri abitati e persone, ma bisognerà controllare i flussi di turisti nella zona per la loro sicurezza”.
La rete di telecamere di sorveglianza ha mostrato l’apertura di un’altra fessura eruttiva localizzata alla base sud-orientale del Nuovo cratere di Sud Est ad una quota di circa 3.000 metri.
La fessura è interessata da una debole attività esplosiva e dall’emissione di una colata lavica che si sta espandendo lungo la parete occidentale della Valle del Bove in direzione di Serra Giannicola Grande, sovrapponendosi in parte sulla colata lavica del 24-27 dicembre 2018.