Nonostante i grandi e ciclici dibattiti sul Ponte sullo Stretto di Messina, che all’apparenza sembrano concentrare tutti i problemi di trasporto in Sicilia, le criticità quotidiane dei pendolari sono ben altre: treni in ritardo, se non soppressi, ed aumenti tariffari. A tal proposito va sottolineato come nell’ultimo caso, a dicembre 2022, gli incrementi rispetto ai prezzi precedenti sono stati del 10%.
Ma tornando alle linee ferroviarie in Sicilia, il servizio è scadente, non permette alle persone di muoversi in maniera confortevole ed affidabile in treno.
Il Comitato Pendolari Siciliani, tra le varie iniziative, continua il monitoraggio di ritardi e soppressioni sulle varie linee regionali ed è clamoroso il dato che viene dalla Catania-Caltagirone nel primi sei mesi del 2022, con oltre il 26% di corse che ha subito ritardi e/o soppressioni. Un dato ripreso anche nel report di Legambiente nel nuovo Pendolaria 2023, in cui fa il punto sul trasporto su ferro in Italia.
A rimarcare le criticità della linea ferroviaria, in Italia, sono i dati raccolti: dal 2018 al 2022 le inaugurazioni di nuovi binari in città sono state inadeguate, parliamo di un ritmo di un chilometro e mezzo all’anno di nuove metropolitane.
A pesare soprattutto sul trasporto su ferro, con pesanti ripercussioni sul sud Italia, sono i continui ritardi infrastrutturali, i treni poco frequenti, le linee a binario unico, la lentezza nella riattivazione delle linee ferroviarie interrotte, chiuse e dismesse, e poi le risorse economiche inadeguate.
Dall’altra parte, il trasporto pendolare risente ancora degli effetti della pandemia: seppur cresciuto, il numero dei pendolari non raggiunge ancora i livelli del periodo pre-pandemico.
Persistono le differenze nelle aree del Paese, e a pagarne lo scotto è soprattutto il Mezzogiorno, dove circolano meno treni, i convogli sono più vecchi – con un’età media di 18,5 anni, in calo rispetto a 19,2 del 2020 ma molto più elevata degli 11,9 anni di quelli del nord – e viaggiano su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate.
Le corse dei treni regionali in Sicilia, ad esempio, sono ogni giorno 506 contro le 2.173 della Lombardia, quando la popolazione in Lombardia è pari al doppio dei siciliani (rispettivamente 10 e 5 milioni) con un’estensione inferiore a quella dell’isola.
Emblematico è che tra Napoli e Bari non esistano, ancora oggi, treni diretti o che esistano situazioni come quella della linea Palermo-Trapani, via Milo (chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno), della Caltagirone-Gela (chiusa a causa del crollo del Ponte Carbone l’8 maggio 2011) e della tratta Corato-Andria in Puglia (ancora inattiva dopo 6 anni e mezzo dal tragico incidente del 12 luglio 2016 che causò 23 morti).
Sul fronte investimenti, negli undici anni dal 2010 al 2020, sono stati fatti più investimenti sulle infrastrutture per il trasporto su gomma che su ferro. Stando ai dati del Conto nazionale trasporti, dal 2010 al 2020 sono stati realizzati 310 km di autostrade, a cui si aggiungono migliaia di chilometri di strade nazionali, a fronte di 91 chilometri di metropolitane e 63 km di tranvie. Oltre a questi dati, Legambiente nel rapporto Pendolaria 2023 torna anche con la classifica delle 10 linee peggiori d’Italia.
Nelle prime posizioni le Ex linee Circumvesuviane, la Roma-Lido e Roma Nord-Viterbo, la Catania-Caltagirone-Gela, a seguire Milano-Mortara, Verona-Rovigo e Rovigo-Chioggia, Genova-Acqui-Asti, Novara-Biella-Santhià, Trento-Bassano Del Grappa, Portomaggiore-Bologna, Bari-Bitritto.
Va ricordato come l’intera linea prosegue da Caltagirone fino a Gela, per un totale di circa 135 km, ma che la tratta Caltagirone-Gela sia interrotta dal 2011 a causa del crollo del ponte nei pressi di Piano Carbone. I lavori di ripristino della tratta sono iniziati nel 2022 e dovranno concludersi entro il 2026.