Per settimane Zelensky è stato il coccolato beniamino delle élite occidentali e di gran parte dell’opinione pubblica. Tutto questo ha causato l’invio di sporadici aiuti in armi anticarro ed anti elicotteri, troppo poche per fermare la pur difficoltosa avanzata dei fratelli coltelli russi. Ieri Zelensky ha cambiato tono, ha di fatto accusato gli occidentali di vigliaccheria, di preferire il comodo sistema di vita occidentale rispetto ad una guerra che lui definisce globale. Questo è molto chiaro ai tedeschi che più di altri non vogliono sanzioni sul gas russo, che fa andare avanti le proprie manifatture. E l’intendenza italiana, legata a doppio filo al sistema produttivo tedesco, segue seppur con grandi dimostrazioni di affetto tipicamente latino nei confronti degli ucraini. Ma le opinioni pubbliche sono volubili, come capisce perfettamente un uomo di spettacolo come Zelensky. La più grande guerra mediatica della storia sarà costretta a lasciare campo ad altri protagonisti. Ieri ne abbiamo avuto un esempio alla notte degli Oscar. L’Ucraina ha avuto il suo spazio ma lo show business americano si è ripreso il suo spazio. Il pugno di Will Smith ha conquistato la scena e lo show must go on.
Il focus del sistema delle élite occidentali si sta spostando sulla Cina, il vero vincitore di questa crisi mondiale. In Eurasia hanno meno variabili. C’è uno Zar e c’è un Imperatore. E si stanno muovendo sullo scacchiere con assenza di ipocrisie che invece sono la coperta di Linus dell’Occidente. La Cina ha bisogno di produrre per sfamare una popolazione di cui non si conosce il numero esatto. Le merci devono essere prodotte, ha bisogno di gas e petrolio, ben venga quello russo, e devono correre sulle vie commerciali. Siano di seta o di acciaio. Il nodo è tutto qui.
Zelensky lo ha capito, e mentre accusa Europa ed Usa di averlo sedotto, e di fatto abbandonato, si prepara nonostante la retorica ad un accordo che lascia tutta l’Ucraina del mare di Azov e del Mar Nero alla Russia. I Russi sanno che, per ora, gli devono lasciare Odessa, infatti non l’hanno attaccata, per consentirgli una parvenza di autonomia. Il nodo saranno anche le tante centrali nucleari di cui Chernobyl è solo la più famosa.
Prossimo giro della ruota sarà molto più ad Est. Gli occhi dei think tank sono tutti su Taiwan.
Così è se vi pare.
Giovanni Pizzo