Pezzi di Pizzo

ll Che Guevara con il dolcevita

Nel suo pauperistico, frustrato da assenza di reti unificate, messaggio di fine anno su Fb, l’ex premier Giuseppi tenta di rimettere in scena il suo personaggio più riuscito. L’avvocato del Popolo.

Il suo è un tentativo di imitazione del molto più famoso Avvocato, l’inarrivabile elegantissimo Gianni Agnelli. Lui, Gianni, adorato da donne di grande fascino e levatura, l’altro dalle multimediali bimbe di Casalino. Agnelli incantava gli astanti con la sua inconfondibile erre arrotata, Conte le anestetizza con le sue adenoidi.

Con il suo dolcevita nero e l’albero di Natale, sicuramente addobbato dalla sua cortese fidanzata, Giuseppi nel suo videomessaggio assomiglia ad un noto arcitaliano, molto più simpatico, l’Alberto Sordi del Conte Max. Come Albertone Nazionale Conte tende, nella sua legittima affermazione sociale, a Cortina, ma per opportunismo politico, impersona l’uomo di Capracotta.

Tenta di riprendere un filo interrotto nel confuso mare magno post ideologico del movimento, cercando, con scarsa credibilità, di diventare un novello Che Guevara degli esclusi e degli emarginati dalla feroce globalizzazione.

Soltanto che il Che indossava la mimetica non il cachemire, ed imbracciava il Kalashnikov, non la Montblanc.

Il Che era un medico di famiglia borghese, molto più borghese di quella di Conte, ma che mollò tutti gli agi della sua condizione sociale per stare in mezzo al popolo emarginato dalla geopolitica del tempo, combattendo sul serio, fino alla morte.

Qui tutto è poco credibile, tranne il tentativo puerile di scavalcare a sinistra, ci vuole poco di questi tempi, l’alleato PD e perfino LEU. Si sarà montato la testa della definizione, del guru Bettini, di essere la più avanzata figura del progressismo sostenibile.

A questo punto Dio è vivo, e la sinistra, se è questa, è sul catafalco.

Cosi è se vi pare.

Giovanni Pizzo