Il Sud esiste

Lo spirito ultracapitalistico

Il titolare o i titolari della responsabilità imprenditoriale si comporteranno in maniera eticamente corretta se saranno fedeli al loro specifico «mandato» di guidare l’impresa sui suoi obiettivi istituzionali, sviluppando e preservando un sistema di valori e comportamenti con essi coerente, e assumendo tutte le necessarie decisioni, anche se contestate e impopolari, con fortezza, spirito di verità e con un punto di vista impersonale.

Questi concetti ancora caratterizzano, in tutto il mondo, la grande maggioranza delle imprese e l’etica degli imprenditori intesi come gruppo sociale.

Per la maggior parte di loro vale ancora l’antico principio: «Omnium rerum mensura homo». E quando questo principio vale, costruire sullo stesso un sistema etico e manageriale di riferimento, credibile e quindi efficace, può essere difficile ma è possibile.

Diverso, però, deve essere il discorso per le grandissime imprese e soprattutto per il mondo delle grandi concentrazioni di ricchezza finanziaria realizzate da importanti fondi di investimento, dove la funzione imprenditoriale non fa più capo a una persona ma a un gruppo di dirigenti, quelle che secondo Sombart sono espressione dello «spirito ultracapitalistico» contemporaneo. Qui il profitto d’impresa e il guadagno del singolo operatore sono misura di ogni cosa. Qui lo spirito d’impresa è stato sopraffatto dal suo antico compagno di strada, lo spirito del guadagno fine a se stesso, ancor più dello spirito del potere. Qui dominano lo spirito e la logica degli uomini d’affari vebleniani e degli uomini di potere.

Il gigante dell’ultracapitalismo, come scriveva Sombart già nel 1913, ha rotto tutti i suoi vincoli. Lo sviluppo è nato dall’unione dello spirito d’impresa e dello spirito capitalistico. Agli inizi le due correnti scorrono insieme. Poi lo spirito capitalistico rompe tutti gli argini e scorre senza più limiti. Che fare?

Il discorso è molto difficile e per non apparire velleitario esso va impostato, più che come conclusione, come impostazione di temi da approfondire, sui quali invitare al dialogo e al contributo di tutti gli interessati, provenienti dalle più varie esperienze e discipline. Perché una sola cosa è certa. Che a problemi così complessi l’economia industriale, la teoria d’impresa e la dottrina del management non sono assolutamente in grado di dare una risposta, ma soltanto un contributo.

La risposta può venire solamente da molte voci, dall’antropologia, dalla filosofia, dalla teoria dell’economia dello sviluppo, dalla teoria istituzionale ed economica della democrazia, dalla morale, dalla religione, dallo studio della storia.