Dalla riforma elettorale maggioritaria (legge Mattarella n. 276/1993), si pensava che il modo di funzionare di governi e parlamenti sarebbe profondamente cambiato.
Ricordiamo che prima di tale epoca, il sistema proporzionale eleggeva deputati e senatori nei partiti delle diverse aree politiche, i quali poi, attraverso i capi correnti, si riunivano “vicino al caminetto” e stabilivano chi dovesse fare il presidente del Consiglio, quali ministri e sottosegretari e via discorrendo.
I governi duravano pochissimo, spesso scavallavano appena l’estate, con le frequenti dimissioni del presidente del Consiglio e quindi non si poteva fare una politica poliennale.
La riforma della legge elettorale citata consentì una parziale stabilità, ma ogni legislatura ha avuto sempre almeno tre governi, con la durata media di un anno e mezzo cadauno.
Questa instabilità ed ingovernabilità ha portato il Paese ad una stagnazione permanente perché, secondo i dati Istat, il Pil in termini reali, cioè al netto dell’inflazione e di altri elementi, sostanzialmente in quasi trent’anni non è aumentato.
Non sembri un paradosso, ma dobbiamo rilevare concretamente che la situazione economica è diventata disastrosa perché vi è una parte di economia (forse 300 miliardi) che sfugge alle regole di mercato e che produce un’evasione fiscale e contributiva ormai valutata in oltre cento miliardi.
Lo Stato non ha avuto la possibilità di scovare questa parte occulta, per cui ancora oggi la situazione permane tale e quale.
Possiamo addirittura affermare – non sembri una bestemmia – che l’incapacità dello Stato di perequare le condizioni di chi lavora nell’economia, di fatto favorisce gli evasori, i quali, sapendo di contare su un’impunità con scarse probabilità di essere scoperti, corrono rischi che si dimostrano del tutto teorici. Tutto ciò nonostante l’enorme sforzo che fa la benemerita Polizia economico-finanziaria, braccio della Guardia di Finanza.
Ma i finanzieri sono pochi e non sufficientemente pagati per il lavoro che fanno. Questa è una lacuna che non si spiega perché lo Stato dovrebbe invece potenziare fortemente tale Corpo, proprio per contrastare i comportamenti sopra descritti.
Da un canto, i vari governi e maggioranze non sono capaci di incrementare le entrate del bilancio dello Stato utilizzando la Polizia economico-finanziaria al meglio; d’altro canto, continuano ad aumentare le uscite assistenziali verso soggetti immeritevoli senza controlli, con la conseguenza che si distribuiscono miliardi e miliardi sotto forma di mance e sussidi, con l’unico scopo (deleterio) di acquisire consensi immediati.
Se ne capisce la ratio: anche gli evasori, i fannulloni e gli imputati votano.
Questo accade perché la classe politica ha uno scarsissimo spessore culturale, è carente di competenze, non conosce la storia, la letteratura, la filosofia e, in genere, le vicende che sono accadute nei secoli precedenti. Conseguentemente ripete a pappagallo le quattro pochezze che gli vengono inculcate.
È triste la constatazione che precede, ma da come si svolgono i fatti, non si può che dedurne la premessa.
In una democrazia, per candidarsi al Parlamento o al Consiglio regionale o comunale basta sapere leggere e scrivere, ma, come ci hanno insegnato i greci (ed anche i romani), si tratta di una democrazia che non produce quei necessari risultati di equilibrio perché non è capace di fare le regole che tengano i cittadini e le cittadine sullo stesso livello, non in base al censo, ma in base a capacità e merito.
Io, cittadino comune, come posso essere soddisfatto quando constato che chi mi amministra politicamente, cioè un deputato o un senatore, non ha alcuna competenza, non ha alcuna conoscenza, magari non ha accumulato esperienze perché non ha lavorato, dimostrato dal fatto concreto che, per esempio, non ha presentato la dichiarazione dei redditi per anni precedenti alla sua elezione?
Solo i migliori, i più sapienti, i più bravi, i più capaci possono governare gli altri, i quali hanno deciso di votarli per farsi rappresentare da loro. Se ignoranti ed incompetenti si trovano ai vertici istituzionali, questo conduce per forza alla situazione disastrosa in cui si trova il nostro Paese, che abbiamo fotografato.