Un momento atteso da tanti. Non solo dal diretto interessato che, dopo anni di processo può dirsi “libero”, ma per tutti coloro che, intorno a lui hanno dato vita al Movimento per l’autonomia. L’assoluzione di Raffaele Lombardo rappresenta molto per gli autonomisti. Mai scomparsi dalla scena politica dalla “caduta” dell’ex presidente della Regione, sono stati per anni in un silenzio quasi autoimposto. Fino a oggi.
Qualche colomba nei simboli delle liste alle amministrative, accenni autonomisti nei nomi o nei programmi, ma nulla di più, negli ultimi anni. Gli ex esponenti del Mpa, quelli che non hanno preso strade diverse o che, dopo alcune peripezie, sono rientrati a casa base, hanno atteso la sentenza insieme all’ex presidente della Regione. E oggi sono pronti a farla valere. Sul piano personale e su quello politico. Come spiega il consigliere comunale di Catania, Salvo Di Salvo. “Autonomista nei valori e nel pensiero politico e nell’azione politica che in questi anni mi ha contraddistinto – sottolinea lo stesso Di Salvo appena iniziamo la chiacchierata. Nasco, insieme a Lino Leanza, nel progetto autonomista di Raffaele Lombardo e sono stato il commissario provinciale del partito quando il Mpa era il primo partito in Sicilia”. Di Salvo oggi siede in Consiglio comunale tre i banchi di Grande Catania, dopo un lungo periodo al Misto. Approda al gruppo autonomista nel 2019 “proprio grazie al rapporto con Raffaele che mi ha consentito di riprendere il percorso dal quale, dopo la morte di Lino leanza, mi ero distaccato”- spiega. Per poi continuare.
L’assoluzione dell’amico Raffaele ci consente di fare alcune riflessioni – continua: innanzitutto nei confronti della persona: dopo un incubo di 12 anni la verità è venuta fuori, i magistrati hanno assunto un verdetto definitivo, riconoscendo l’onesta dei valori e intellettuali della persona. Sono convinto che adesso di apriranno nuovi scenari – incalza: l’assoluzione restituisce serenità non solo a chi era coinvolto, ma a tanti uomini e donne che erano classe dirigente del partito. Alcuni si sono allontanati, altri hanno deciso di non fare politica, altri ancora non hanno più avuto la possibilità di farla. Un sistema intero ha risentito di questi dodici anni di processo. Oggi è il momento della svolta: nonostante Lombardo abbia dichiarato di non voler impegnarsi in prima persona, credo che in questo momento di assenza di classe politica di alto livello e non solo nelle istituzioni regionali, il mio auspicio è che un uomo come lui possa raggiungere la serenità che gli consenta di rimettersi nuovamente in gioco. E non perché potente, ma per la sua intelligenza politica, per il suo modo di fare politica e che potrebbe rivisitare gli assetti sia a livello regionale, che provinciale che nazionale”.
Una speranza, quella di Di Salvo, che è anche una sensazione. “Ovviamente c’è la speranza che lo faccia – continua Di Salvo – ma io sono convinto che se Lombardo tornasse in prima persona potrebbe nuovamente aggregare intorno a sé tutto quel mondo che ha deciso insieme a lui di fermarsi per tutti questi anni. Questo potrebbe essere una grande spinta per un nuovo sistema politico.
Per anni Raffaele Lombardo ha preferito la distanza dall’agone politico e il silenzio, è vero, cosa che ha portato molti dei suoi ad allontanarsi dal Mpa o dalla politica stessa. Eppure, nonostante il processo e il “buen retiro”, gli autonomisti continuano a essere presenti sulla scena politica siciliana. A volte addirittura determinanti. Ad esempio, siedono in Giunta sia alla Regione che al Palazzo degli Elefanti. “Non credo che possa tornare in campo in prima persona per assumere ruoli istituzionali, anche se è auspicabile che lo faccia – continua l’esponente del Consiglio comunale. Ma potrebbe essere il regista di un nuovo sistema basato sulle idee autonomiste e dare vita a un partito siciliano che manca. Un partito del Sud – dice ancora – che lotti e lavori per il Meridione. Il caso Intel è esemplificativo: in assenza di una politica regionale forte rischiamo che questo progetto venga “scippato” a Catania e vada al Nord. Serve un movimento locale, territoriale, fatto da uomini e donne del Sud, siciliani, calabresi, campani, pugliesi, che possano mettere in risalto le condizioni specifiche dei propri territori. Ripartendo da queste basi, sono convinto che con un Raffaele Lombardo leader di questo pensiero politico, si possa rimettere in moto un nuovo sistema della politica regionale”.
L’alleanza con la Lega, portata avanti a livello regionale, non sarebbe un problema per Di Salvo che ricorda come, in occasione delle elezioni che videro l’exploit del Mpa questo fosse alleato con il carroccio di Umberto Bossi. “La prima volta, il Mpa arriva alla Camera e al Senato attraverso un patto federativo con la Lega di Bossi. i due partiti erano uniti dal tema del federalismo fiscale e da quello il modello del partito sganciato dal centralismo romano – prosegue. Questo rapporto, oggi, con la Lega di Salvini potrebbe essere un modello che potrebbe funzionare e con successo nel nostro territorio”.
Anche le praterie centriste potrebbero rappresentare un luogo dove recuperare lo spirito autonomista. Di Salvo non esclude l’ipotesi di una convergenza al centro per quanto ribadisca come le sue siano idee, sensazioni, speranze. Non fatti. “Raffaele Lombardo, come Totò Cuffaro, proviene da quella vecchia concezione di fare politica che si sviluppava al centro, attraverso il modello della Democrazia cristiana. Se facciamo una considerazione complessiva – aggiunge – in Italia manca un partito di centro, E la Sicilia non fa eccezione. Il Mpa potrebbe fare l’ago della bilancia per alcuni temi”.
A Catania gli autonomisti non solo sono in Giunta, con Giuseppe Lombardo, ma rappresentano il gruppo più numeroso. E presente. Più volte la presenza degli esponenti di Grande Catania ha permesso alle sedute di essere valide e non naufragare per assenza del numero legale. L’assoluzione di Lombardo potrebbe averne ringalluzzito gli esponenti del senato cittadino etneo. “Oggi Grande Catania, formato da uomini con grande esperienza e nei consiglieri volenterosi, assume sempre più un ruolo strategico nelle scelte dell’amministrazione – sostiene Di Salvo. Non perché siamo di più, non perché la maggioranza sia diversa da quella uscita dalle urne., ma proprio per competenza acquisita negli anni”.
Un comportamento che il gruppo potrebbe continuare a tenere, soprattutto se il sindaco Pogliese manterrà un esponente autonomista in Giunta. Giuseppe Lombardo, si sa, vuole correre per le Regionali e quindi dovrà dimettersi. Per il dopo Pogliese, Di Salvo è più che possibilità. “Nel 2019 siamo stati determinanti per l’elezione del primo cittadino. Il contributo del Mpa è stato determinante. Oggi non solo potrebbe esserlo altrettanto, ma perché no, potrebbe determinare addirittura il nome da candidare”. Quanto a ricostituire il Mpa l’autonomista non esita: “Sono stato raggiunto da diverse telefonate da amici ed ex colleghi autonomisti. C’è molta voglia di rimettere insieme i cocci per ricreare quell’esperienza così importante e intensa. L’inferno lo ha passato Raffaele Lombardo – conclude – ma sulla graticola c’eravamo tutti”.