La sentenza d’appello per Lorena Lanceri, vivandiera e amante del boss Matteo Messina Denaro, dimezza la pena che era stata inflitta in primo grado. Cade l’accusa di concorso esterno, che viene riqualificato in favoreggiamento.
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Se a gennaio per Lanceri il Gup si era pronunciato in 13 anni e 8 mesi (in abbreviato), in secondo grado arriva uno sconto consistente. Il concorso esterno in associazione mafiosa diventa favoreggiamento e da scontare rimangono 5 anni e 8 mesi. La sentenza riguarda anche il marito, Emanuele Bonafede: per quest’ultimo il capo di accusa di favoreggiamento resta. Ma da 6 anni e 8 mesi, in appello, la pena è scesa a 4 anni e 4 mesi.
Lorena Lanceri era stata arrestata a poca distanza dalla cattura del padrino. Secondo gli inquirenti, infatti, la donna e il marito avrebbero “consentito a Messina Denaro non solo di trascorrere molte ore in piena tranquillità e in loro compagnia in un contesto domestico-familiare ma, anche e soprattutto, di incontrarsi con numerose persone e infine, ma non per importanza, di entrare ed uscire dalla loro abitazione effettuando accurati controlli per ridurre il rischio di essere avvistato dalle forze dell’ordine”.
Oltre a preparare il cibo al capomafia ricercato, infatti, la coppia effettuava una stretta vigilanza sulla zona. I video della telecamere di sorveglianza di alcuni negozi hanno ripreso i due mentre, dopo essersi accertati che per strada non ci fossero polizia o carabinieri, davano il via libera al loro ospite per farlo uscire indisturbato dalla abitazione.