Trapani

L’organo “Francesco La Grassa” a Trapani fa storia e turismo

TRAPANI – Batte cassa don Giuseppe Bruccoleri e lo fa con dovizia di particolari. Nella sua Chiesa, in pieno centro storico, c’è l’organo monumentale “Francesco La Grassa”, costruito nel periodo 1836-47.
Nella trapanese “San Pietro” è infatti custodita un’opera d’arte, presentata così nella richiesta di contributo al Comune: “Sette tastiere che possono essere suonate a dodici mani e grazie ad un gioco di leve riesce a riprodurre, con le 4.000 canne, di cui è dotato, una varietà di suoni tale da essere stato definito un’orchestra nascosta”.

La proposta all’amministrazione comunale è stata consegnata lo scorso mese di marzo ed integrata qualche giorno fa. In sintesi: 5.000 euro per tre anni. Il Comune ha risposto: 3.000 euro sempre per un triennio. Ed il consiglio comunale ha messo il suo sigillo con le variazioni di bilancio. Don Bruccoleri ha presentato un bel po’ di carte per motivare la sua richiesta. L’organo ha il riconoscimento della Soprintendenza come “bene culturale”.
Non serve soltanto per i concerti e per animare le celebrazioni liturgiche ma è anche “una inestimabile risorsa culturale”, scrive il parroco. Ed aggiunge: “un bene di rilievo storico-artistico”, che produce “turismo qualificato”.

Ed è qui il punto di forza delle ragioni di don Bruccoleri. L’organo dà alla città e la città è chiamata a dare all’organo. Oltre alle rassegne musicali – circa 5 concerti all’anno – la Parrocchia punta ad organizzare delle visite guidate. Ma ci sono dei costi da sostenere e la Chiesa “non può fare affidamento su risorse economiche costanti, operando su un territorio economicamente povero e caratterizzato dalla presenza di famiglie multietniche e immigrate”.

I soldi servono per accordare l’organo, per pagare vitto ed alloggio ai musicisti e per promuovere gli eventi musicali. Don Bruccoleri, nella sua nota al Comune, ha sottolineato che, per regole interne, i concerti devono essere con ingresso gratuito e di conseguenza non può esserci alcun ristoro rispetto alle spese che sono invece definite e fisse. Nelle motivazioni dell’Amministrazione per giustificare il contributo la conferma dell’unicità dell’organo che va accompagnato da “un’attività di conservazione e prevenzione dal rischio di deterioramento o danneggiamento e per la promozione della cultura musicale sul territorio”.

Per la Soprintendenza ai Beni Culturali rappresenta “un preziosissimo elemento per la conoscenza generale della cultura musicale siciliana della metà dell’Ottocento”. Ed è “testimone, in quanto pressoché inalterato, dell’arte organara dell’epoca”.