Alla luce di quanto emerso durante la conferenza stampa di presentazione del report “Abbatti l’Abuso”, interviene al QdS Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente.
Nella conferenza stampa di ieri è stato indicato con fermezza che esiste un rapporto forte tra abusi edilizi e criminalità organizzata di stampo mafioso…
“Sì, le connessioni, purtroppo, sono tante. Se analizziamo la filiera ci rendiamo conto che il fenomeno non riguarda solo le ville abusive costruite a adibite a loro dimora da parte di esponenti mafiosi, e lo dimostra quanto detto dal sindaco Monteleone che ci ha raccontato che, solo sul territorio di Carini, ne sono state sequestrate cinque. Il problema riguarda tutta la filiera e la riflessione che va fatta non è solo sul costruito abusivo che nel 2022 è cresciuto, sulla base di dati Istat, del 9,1% in un anno, dato che non si riscontrava dal 2004, ma su tutto il sistema. La costruzione di case avviene con calcestruzzo che significa con cave di sabbia, di pietrisco, di cemento, d’imprese edili che si prestano a lavorare nell’illegalità, trasporti. Si tratta di una vera e propria logistica, quella dell’abusivismo edilizio, che colpisce principalmente, lo evidenzia il nostro rapporto, i comuni costieri perché anche se rappresentano un campione più basso di quelli delle aree interne, sono quelli in cui concentra oltre il 61% delle ordinanze di demolizione e il 62% di quelle eseguite. Non si tratta, quindi, di abusivismo di necessità ma di un vero e proprio abusivismo speculativo. Altra riflessione va fatta nei i comuni sciolti per mafia in cui la mancanza di demolizione degli immobili abusivi è una costante, una dato sistematico. I commissari dei Comuni sciolti per mafia hanno dedicato il 77% delle loro attività alla demolizione d’immobili mai demoliti. È come se si creasse una sorta di consenso sociale che va al di là di quello storico perché si tratta di abusi realizzati in tempi recenti”.
Non va, però, sottovalutato che il c.d. abusivismo storico che, in realtà, non è stato ancora regolarizzato anche per una sorta di bizantinismo giuridico. Abbiamo bisogno di un colpo di spugna e di una nuova e moderna legislazione meno burocraticizzata?
“È necessario definire una strategia nazionale che parte dalla priorità della lotta all’abuso edilizio soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno del nostro paese. La dimensione del fenomeno è stata fotografata anche dall’Istat che ha definito ‘insostenibile’ la situazione dell’abusivismo che oggi c’è in Italia. È evidente che sia necessario mettere mano al quadro normativo che rifaccia ordine in una legislazione, quelle dell’edilizia che è stratificata, con norme antiche e superate, che non facilita i processi di rigenerazione urbana e che affronti i casi di abusivismo storico, su cui va fatto un ragionamento strutturato perché lo status quo è intollerabile. Noi siamo disponibili a fare un ragionamento a 360° con una premessa: dobbiamo fermare il nuovo abusivismo edilizio, cosa che non sta succedendo. La stessa circolare interpretativa della 120/2020 ha disatteso la volontà del Parlamento e questo significa che va modificata. Ci auguriamo, inoltre, l’inasprimento delle sanzioni per quanto riguarda le lottizzazioni abusive, il piano funzionamento dei meccanismi previsti dalla Corte dei conti quando non si ottempera alla legislazione vigente. Oggi siamo, invece, nelle mani di Sindaci coraggiosi e di procuratori che fanno fin in fondo il loro dovere spinti più dalla spirito di servizio che da indicazioni del legislatore”.
Spesso Legambiente è indicata come colpevole di un approccio ideologico nei confronti di questo tema. Cosa risponde?
“Siamo fermamente conviti che l’Italia debba cambiare marcia, soprattutto nel campo della diffusione in Italia delle energie rinnovabili. È necessaria la realizzazione di parchi eolici, di puntare di più sul solare fotovoltaico. Sappiamo che c’è incidenza dal punto di vista paesaggistico che deve essere governata. Gli impianti devono essere fatti bene ma devono essere fatti. Anche sull’argomento degli abusi edilizi non abbiamo un approccio ideologico ma pragmatico. Lo stesso vice presidente di ANCE ha detto che sono contrari al condono non tanto per una considerazione di carattere generale ma perché si tratta d’imprese che fanno damping nei confronti delle imprese che rispettano la legalità. Noi vogliamo difendere le imprese di costruzione italiane che operano nella legalità, che adottano progetti di rigenerazione urbana, che hanno come orizzonte il saldo zero nel consumo di suolo, che è la vera frontiera moderna ed efficiente. Chi costruisce abusivamente non è solo un nemico della legalità è un nemico dell’ambiente, del paesaggio ma anche della sana economia. Pensiamo all’illegalità nel mondo del lavoro, e se pensiamo alla mancanza di sicurezza nei cantieri legali immaginiamo quale sia quella in un cantiere abusivo realizzato senza inoltre senza fatturazione alcuna. Secondo noi la lotta all’abusivismo edilizio va affrontata come una questione di sicurezza nazionale”.