In via di definizione un accordo tra Aiop e Regione per contrastare l’emergenza Coronavirus. Come annunciato dal governatore Nello Musumeci, l’assessorato alla Salute, guidato da Ruggero Razza, e l’Aiop, presieduta da Marco Ferlazzo, si apprestano a siglare un patto per l’impiego straordinario di personale sanitario e per l’utilizzo dei posti di terapia intensiva.
“Gli ospedali privati – ha affermato Ferlazzo – rappresentano da sempre una risorsa importante e fondamentale del sistema sanitario e lo sono ancor di più in una stagione di emergenza come quella attuale. Le nostre strutture, con senso di responsabilità, sono pronte a dare il loro contributo, ad affrontare la sfida posta dal Covid-19 con la consapevolezza di andare incontro alla richiesta di salute dei cittadini con professionalità e nel segno della qualità”.
Gli ospedali privati accreditati metteranno a disposizione delle aziende e degli enti del Sistema sanitario della Regione Siciliana il proprio personale sanitario, che potrà prestare la propria opera presso strutture pubbliche per concorrere all’erogazione di prestazioni sanitarie presso gli ospedali che verranno individuati dal Dipartimento Pianificazione Strategica dell’assessorato della Salute per il tempo necessario a fronteggiare l’emergenza da Covid-19. Ma anche i posti di terapia intensiva e semintensiva. Come si ricorderà, Aiop-Sicilia rappresenta 54 strutture con 4.362 posti letto e 6906 unità di forza lavoro. Le strutture private nel 2017 hanno erogato 187.394 prestazioni, nei diversi setting assistenziali (ordinario, Day hospital e Day service), rappresentando il 23,2% del totale delle prestazioni ospedaliere erogate nell’Isola (prestazioni totali 807.316, fonte Prod). L’Ospedalità privata, nonostante incida per circa il 12% sul totale della spesa regionale, eroga ben il 23,2% del totale delle prestazioni ospedaliere dell’intera Sicilia. Inoltre le case di cura assicurano alle 389.000 impegnative raccolte nel 2017, presso le proprie strutture accreditate, ben 1.066.000 prestazioni ambulatoriali ai cittadini siciliani.
Numeri importanti sul fronte dell’assistenza. Un settore che negli ultimi anni ha subito tagli pesanti e un’operazione di depauperamento delle strutture che oggi si manifesta in tutta la sua gravità. Di fronte al dilagare di casi di Coronavirus l’Italia cerca di ricostruire le terapie intensive e tornare a far crescere le fila del personale sanitario, ma deve fare i conti con anni di tagli, che si sono tradotti in una riduzione di posti letto, reparti ospedalieri e operatori sanitari.
“In dieci anni sono stati tolti 37 miliardi alla sanità pubblica e, a farne le spese, sono stati soprattutto quei medici e quegli infermieri che ora si battono eroicamente per arginare l’emergenza in corso”, come ha spiegato il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta.
Questa “desertificazione ospedaliera”, ha osservato Carlo Palermo, segretario del sindacato dei medici Anaao Assomed, “ha riguardato soprattutto le regioni del Sud”, che rischiano ora di essere “ancor più fragili di fronte all’epidemia di Covid-19.
“Ora si cerca di recuperare – ha osservato Cartabellotta – ma per anni si è assistito a un grido di allarme inascoltato. Dal 2010 al 2019, il finanziamento pubblico alla sanità ha rappresentato il capitolo di spesa pubblica più facilmente aggredibile” e “vi sono state destinate meno risorse di quelle programmate”. Tutto questo, aggiunge, “è stato portato avanti da governi di colore diverso”.
Anni di finanziamenti “ridotti alla canna del gas”, spiega Palermo, hanno portato a una riduzione del personale, avvenuta attraverso il blocco del turnover, più evidente nelle regioni meridionali. “Nel 2017 rispetto al 2009, secondo i dati della Ragioneria Generale dello Stato, si contavano 8.000 medici, 2.000 dirigenti sanitari e 36.000 infermieri e altri operatori sanitari in meno”.
Altro grande settore di tagli è stato quello dei posti letto. “Dal 2003 al 2017 – prosegue Palermo – ne sono tagliati circa 70.000. In Italia abbiamo in media 3 posti letto per acuti in ospedale per mille abitanti, che scendono a 2 nelle regioni del Sud. Numeri che spaventano se confrontati con una media europea del 5 per mille”. Questo si è tradotto anche in taglio dei reparti.
Secondo Marco Ferlazzo “è giunto il momento di mettere in campo una seria politica sanitaria per andare incontro con efficienza alla domanda di salute dei cittadini. La Sanità con può essere trattata con criteri ragionieristici”.
Sul fronte dell’emergenza Coronavirus, “siamo consapevoli che combattere questo virus significhi assumersi un grosso impegno, ma riteniamo che tutti gli operatori della sanità, a tutti i livelli, debbano responsabilmente offrire il loro contributo per rispondere, con un’azione sinergica, alle esigenze della cittadinanza in un momento emergenziale”.
“È dunque per questo motivo – aggiunge il presidente di Aiop Sicilia – che abbiamo rappresentato tutta la nostra disponibilità a collaborare con il presidente della Regione Nello Musumeci e con l’assessore regionale della Salute Ruggero Razza, al quale esprimiamo la nostra solidarietà e il nostro apprezzamento per la competenza, tempestività e lucidità con cui sta gestendo l’emergenza”.