ROMA – “La proposta di Confindustria su contanti non serve a molto. Se uno mette una tassa del 2% sul prelievo, queste vengono aggirate comodamente. Dopodichè l’evasione non dipende soltanto dall’uso del contante al consumo, gran parte dell’evasione avviene senza contante, semplicemente manipolando i bilanci delle imprese. Tuttavia evitare l`uso del contante è giusto, uno dei principali delitti del governo Renzi fu quello di alzare la soglia da mille a tremila euro. Il messaggio era chiarissimo: rendere più facile non solo l’evasione fiscale ma anche il riciclaggio”. Così l’economista Vincenzo Visco, ex ministro delle Finanze.
L’evasione fiscale presunta in Italia si attesta intorno ai 107,7 miliardi di euro secondo l’indagine intitolata “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva” e realizzata dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, che prende in esame i dati del ministero dell’Economia e delle Finanze. La stima per la Sicilia sarebbe intorno ai 10 miliardi. Nell’Isola si registra dunque circa un decimo del divario complessivo tra spesa e reddito disponibile, anche se il gap potrebbe dipendere anche dall’erosione dei risparmi o dall’indebitamento, la cifra stimata è tutt’altro che trascurabile.
Secondo Visco, una soluzione c’è. “Se si vuole risolvere la questione dell’evasione – ha spiegato – si può fare, dal punto di vista tecnico non ci sono grandi difficoltà. La fatturazione elettronica è stata fatta male, senza sanzioni, limitata, ma nonostante ciò sta dando risultati rilevanti. Il M5S pensa al carcere per l’evasione? Ma neanche tanto, perché hanno fatto condoni per un anno. I manettari non si ricordano che noi l’abbiamo avuta una legge del genere, che stabilì che era reato tutto. Quello che accadde è che le scrivanie dei giudici erano sommerse da decine di migliaia di denunce della Gdf e i giudici non ne portavano avanti neanche una. Quindi col primo governo Prodi ci furono i magistrati che chiesero di mettere delle soglie di non punibilità penale perché così qualcuno magari riuscivano a mandarlo in galera”.
Secondo Visco quella di Confindustria è “una delle tante proposte miracolose, risolutive che vengono fatte di tanto in tanto”. “Mi auguro – ha detto ancora – che il nuovo governo, al di là delle battute, voglia risolvere davvero questo problema.
Quanto al taglio del cuneo fiscale, Visco ha commentato: “Le tasse sul lavoro sono molto più alte di quelle sul capitale. Poteva essere giustificato un tempo, quando il lavoro dipendente rappresentava il 60% del Pil, adesso che ne rappresenta il 40% la sperequazione di prelievo è altissima. La soluzione è spostare la tassazione dal lavoro al capitale”.
Altro tema caldo è il paventato aumento dell’Iva che, lo rivela uno studio della Cgia di Mestre, in regioni come la Sicilia avrebbe effetti ancor più devastanti (la nostra è la terza regione d’Italia per incidenza percentuale di economia non osservata sul valore aggiunto). Secondo Visco “aumentare le imposte indirette per ridurre quelle dirette non è una buona ricetta, anche se molti miei colleghi pensano sia così. Sull’Iva però si possono fare molti aggiustamenti. La cosa migliore sarebbe ridurre al massimo il numero di aliquote. Con un’aliquota unica al 16% potremmo avere un recupero di evasione di 10 miliardi”.