Lotta al Covid tra restrizioni e provvedimenti anomali. Mentre gli organi regionali invitano a non abbassare la guardia perché la circolazione del virus è ancora molto evidente, dall’altra parte si cominciano ad adottare circolari che riportano a un clima di normalità quando, però, la normalità non è stata ancora raggiunta. Negli ultimi giorni nelle corsie dei reparti Covid e nelle stanze degli Ordini dei medici e dei farmacisti si discute su una recente nota dell’assessorato regionale alla Salute che sta alimentando il dibattito.
Nel documento, firmato dal direttore generale dell’assessorato, Mario La Rocca e inviato ai direttori delle aziende sanitarie, ai responsabili dei servizi Farmacia e agli Ordini provinciali dei medici e dei farmacisti, si fa presente che “con il termine dello stato di emergenza è revocata la possibilità di prescrizioni da parte dei medici di famiglia dell’ossigeno liquido per i malati Covid“.
In precedenza, come riporta la nota, erano state “impartite specifiche indicazioni – limitatamente alla fase emergenziale – per l’utilizzo dell’ossigeno per il trattamento di pazienti Covid domiciliati in condizioni di impossibilità all’impiego di ossigeno gassoso, concedendo la possibilità di prescrizione anche al Medico di famiglia e a quello delle Usca”. Ora la circolare riporta il piano terapeutico a prima del Covid e dispone che le prescrizioni tornino ad essere disposte da uno specialista.
La circolare starebbe provocando l’arrivo in ospedale di un numero non precisato di soggetti anziani e positivi che in assenza di prescrizione dell’ossigeno – lo specialista sembra che raramente si rechi in casa dell’assistito in isolamento – finiscono con l’andare in ospedale per ottenere l’ossigeno occorrente.
Se fosse così si tratterebbe di una anomalia nella lotta al Covid che nelle ultime settimane sta facendo registrare una recrudescenza dei casi anche se, per fortuna, all’aumento dei positivi non corrisponde una equivalente crescita dei ricoveri ospedalieri.
C’è poi un altro particolare da non sottovalutare nella guerra alla pandemia. Recentemente anche il commissario Covid di Catania, Pino Liberti, ha confermato che i non vaccinati neanche con una dose in provincia di Catania si aggirerebbe sui 120mila. A questo consistente numero – che equivale all’incirca alla popolazione di una città come Siracusa – vanno sommati quei cittadini – sarebbero decine di migliaia solo nell’area etnea – che non hanno completato il ciclo vaccinale e si sono fermati alla seconda dose.
Scorrendo i numeri indicati dalla Regione nel riepilogo generale del ciclo vaccinale sino al 5 aprile, quindi a due settimane fa, si evince chiaramente come ancora oggi, a distanza di oltre due anni dall’avvio della vaccinazione anti Covid, in provincia etnea c’è una copertura che non arriva al 90% dei cittadini in età vaccinabile. Scorrendo le varie tabelle si arriva a quella relativa al ciclo vaccinale e si scopre che in provincia di Catania su un milione 26mila 090 cittadini in età vaccinabile i soggetti immunizzati almeno con una dose sono 842.021. Ma quando si va a vedere quanti hanno completato il ciclo ci si accorge che alcune decine di migliaia di questi non hanno concluso il ciclo. Nello specifico le tabelle evidenziano il target di chi ha “dimenticato” il booster . Nella fascia 12-17 anni solo il 51,26% ha effettuato la tripla dose. Nella fascia 18-59 anni su un target complessivo di 452.396 cittadini ai quali somministrare il booster alla fine con terze dosi risultano coperti solo il 68,42%. Ancora più grave la situazione per gli over 60, la fascia d’età che ancora rischia di più per il Covid. Su un target terze dosi di 262.463 dosi somministrate i vaccinati con booster risultano l’83,53% con un 17% che ha dimenticato di completare il ciclo vaccinale. Davvero niente male.
Intanto ci si prepara a far partire la vaccinazione dei bambini al di sotto dei 5 anni. Anche in questo caso un appello alle mamme arriva da Raffaele Falsaperla, direttore del dipartimento infantile e del reparto Covid dell’ospedale San Marco di Librino. “la situazione ospedaliera dei più piccoli contagiati è nettamente migliorata rispetto a qualche mese fa. Ciononostante la guardia non va abbassata e negli ultimi periodi ho avuto ricoverati sette bambini, alcuni con fragilità preesistenti, che sono arrivati in reparto con forme gravi di insufficienza respiratoria”. L’imperativo è vaccinarsi, vaccinarsi e vaccinarsi anche per evitare una sovraesposizione dei più piccoli agli adenovirus che sommati col Covid potrebbero dare origine a patologie molto serie.