Editoriale

Ma le suore non sono concubine

Il Papa, nel 2019, fece emergere una questione sulla quale era steso il silenzio: “L’abuso delle religiose è un problema serio, un problema grave”. Detto dal Papa, il fatto è indubbiamente vero, tanto che L’Osservatore romano ha messo in evidenza la questione per tutte le prevaricazioni che sono esercitate sulle suore.

Si tratta di un fenomeno interno alla Chiesa, ma che ha riflessi nella società per ciò che essa rappresenta. Infatti, non vi possono essere ombre neanche “sulla moglie di Cesare”.
Le donne che diventano monache sono spesso attratte dalla vocazione, un qualcosa di indefinibile che le porta a indossare il velo. Ma altre volte diventano suore per necessità, perché la loro famiglia non riesce a sostenerle, perché fuggono da tristi vicende umane o per altri motivi facilmente intuibili.
Quando entrano nei conventi o negli istituti, sono trattate bene, ma spesso subiscono prepotenze e prevaricazioni, anche in termine di lavoro fisico.

Negli ordinamenti religiosi, le suore, ed in genere le donne che partecipano alle attività, non sono considerate allo stesso livello degli uomini. Nella religione cattolica, poi, alle donne è impedito di diventare sacerdoti o di esercitare il Ministero, salvo alcune azioni ausiliarie che da non molto tempo sono state loro concesse.

Da sempre le donne nella Chiesa sono state considerate al servizio del ceto maschile. Le cosiddette “perpetue” erano donne che assistevano volontariamente, o meno, i parroci delle chiese, anche di piccoli paesi, e l’assistenza era abbastanza estesa per rendere meno duro o più confortevole possibile l’esercizio del responsabile della parrocchia.

Qualche volta sono scoppiati scandali perché nei conventi vi sono stati abusi da parte del ceto maschile, con la trasformazione delle suore in concubine o prostitute. Molti casi sono stati portati all’evidenza della pubblica opinione, ma molti altri sono stati reclusi nel silenzio.
Il fenomeno, che ha origini secolari, ha trovato particolare virulenza nel periodo della Santa Inquisizione, all’incirca cinquecento anni fa (1200-1500), quando una trentina di papi furono coinvolti in questo periodo buio della Chiesa cattolica.

Un libro interessante di oltre cinquecento pagine, L’Inquisizione in Italia, di Andrea Del Col, è consigliato per sapere di più su cosa accadde in quel periodo: misfatti di ogni genere, eseguiti in nomine Dei.
In questo scenario, risulta particolarmente efficace l’azione di rinnovamento di Papa Francesco, che ovviamente trova una dura opposizione all’interno della Curia romana, la quale tende a conservare i privilegi e si oppone al suo adeguamento ai tempi che mutano continuamente.

Fra questi mutamenti, che comporterebbero un adeguamento da parte della Chiesa di Roma, vi dovrebbe essere la valorizzazione delle suore ed in generale delle donne, anche per passare da uno stato subordinato a quello di quasi eguaglianza.
Papa Francesco sta studiando la questione di fondo della Chiesa cattolica, cioè la castità ed il matrimonio, che, allo stato dei fatti sembrano anacronistici ed impediscono a tanti giovani di approssimarsi al sacerdozio.

Due vescovi, passeggiando, conversano. Uno dice all’altro: “Certo, noi non vedremo il matrimonio dei preti, ma sono certo che i nostri figli lo vedranno”. Sintomatico!
Sia ben chiaro, non abbiamo alcuna competenza sulla materia che trattiamo, per cui le considerazioni prima scritte, e qualche altra, sono quelle della persona comune che riflette sulla storia, sui fatti e sulle circostanze, con la propria testa e non con quella degli altri.

La religione è una forza alla quale molta gente si aggrappa, ma bisogna che essa sia comprensibile ed attuabile. Bisogna che essa sia vera e non riporti questioni e fatti del tutto inesistenti, che servono solo per soggiogare o ipnotizzare la gente.
Al centro vi sono persone per bene che dedicano la propria vita agli altri, mentre vi sono altre persone che esercitano il potere per puro egoismo e di questo comportamento spesso le suore ne fanno le spese. Invece sarà opportuno cambiare quello che non va, prima descritto.