Cronaca

L’ombra della mafia barcellonese sul Pnrr. Il doppio schermo utilizzato da Francesco Scirocco

Una pandemia, decine di miliardi di euro di investimenti per la ripresa, un nuovo codice dei contratti. Dal 2020 a oggi di cose, nel mondo degli appalti e non solo, ne sono cambiate. Guardando però la parabola di Francesco Scirocco, una delle eminenze grigie del settore dei lavori pubblici in Sicilia e non solo, si direbbe che tutto sommato la vita per chi è abituato a trovare comunque un modo per fare affari non è poi così tanto diversa. A confermarlo è l’inchiesta della Dda di Milano che ieri ha portato all’arresto di Scirocco e di Giovanni Bontempo, 46enne imprenditore edile, già noto alle cronache giudiziarie. I due sono accusati dalla procura meneghina di avere gestito una serie di imprese formalmente intestate alla moglie di Bontempo, Antonella Di Luca Lutupitto. Gli uomini della Direzione investigativa antimafia e la guardia di finanza hanno fatto luce sulle attività portate avanti dalla Infrastrutture M&B, società con sede nel capoluogo lombardo e attiva in tutta Italia, e da altre ditte riconducibili agli indagati. L’ipotesi degli inquirenti è che sullo sfondo di questa storia ci sia la mafia barcellonese, nell’interesse della quale Scirocco ha già operato in passato. Un’ombra che, seppur non formalizzata negli atti giudiziari, qualche anno fa si era allungata anche sui lavori di ristrutturazione del tribunale di Caltanissetta. In quel caso, l’inchiesta della Dia nissena – oggi al centro di un processo di primo grado – aveva riguardato il fallimento di un consorzio e il successivo passaggio dell’appalto a un altro consorzio dietro cui avrebbe operato Scirocco.

Le mani sul Pnrr

Guardando ai conti delle Infrastrutture M&B, gli investigatori hanno quantificato in oltre 200 milioni di euro il valore delle commesse detenute nel portafogli dell’impresa costituita nella primavera del 2019. Tra queste spiccano alcune gare finanziate con le risorse del Pnrr: un accordo quadriennale con Anas da oltre sette milioni e mezzo per la manutenzione di strade nel Catanese, il potenziamento di un depuratore in provincia di Palermo per quasi 21 milioni, la realizzazione di un parcheggio interrato a Livigno in vista delle olimpiadi invernali del 2026 per più di 28 milioni. Dalle indagini sono emerse anche alcune fatture, per poco meno di 40mila euro, relative a opere di tinteggiature degli uffici della guardia di finanza di Milano.
Scirocco avrebbe fatto valere la propria esperienza nel settore degli appalti in più modo: dal contrattare con i fornitori al suggerimento di figure professionali a cui rivolgersi, fino all’indicazione dei subappaltatori. In un caso la scelta sarebbe ricaduta su Angelo Romano, imprenditore originario di Bronte coinvolto nell’indagine sui lavori al tribunale di Caltanissetta da cui poi è uscito fuori per l’intervento della prescrizione.

Il doppio schermo

“Le risultanze dell’indagine consentono di ritenere sussistente un grave quadro indiziario deponente per l’ipotesi che la gestione delle varie società tramite interposizione fittizia di terzi, sia funzionale all’agevolazione della attività di un’associazione di tipo mafioso”. A dirlo è stato il gip del tribunale di Milano Fabrizio Filice, disponendo per Scirocco e Bontempo la misura cautelare in carcere. I due avrebbero operato con la tecnica del doppio schermo: “Bontempo – si legge nell’ordinanza – gestisce la società sotto lo schermo dell’interposizione fittizia di terzi, in particolare della moglie, e la società stessa è lo schermo per attività imprenditoriali riconducibili, attraverso la figura di Scirocco, all’universo mafioso”.

La necessità di attuare tali cautele va cercata nelle inchieste giudiziarie che hanno coinvolto Bontempo e Scirocco, a partire dal blitz Gotha III sugli interessi criminali di Cosa nostra barcellonese. A Bontempo in quel caso fu contestato il favoreggiamento della latitanza del boss Gaspare Pulizzi, oltre l’intestazione fittizia di alcune società nei confronti dei quali scattò il sequestro da parte dell’autorità giudiziaria. Scirocco, invece, nel 2019 è stato definitivamente condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. L’uomo è stato considerato un soggetto che si è avvicinato agli uomini di Cosa nostra sin dalla giovinezza “per ottenere protezione e poi, entrando con gli stessi in affari, ottenendo commesse di lavoro e dando in cambio il proprio contributo attraverso la sovrafatturazione degli utili dei lavori”.

Gli investimenti in Romania

Secondo gli inquirenti Bontempo sarebbe stato interessato ad ampliare il proprio raggio d’azione anche in Romania. A sostegno di questa ipotesi ci sono diverse intercettazioni in cui l’uomo parla con persone di fiducia circa la possibilità di inserirsi nel mondo dei lavori pubblici – sia per quanto riguarda l’edilizia popolare che la costruzione di infrastrutture – nel Paese dell’Est, ma anche la registrazione – avvenuta a metà dicembre scorso – della Infrastructure M&B International, con sede legale nella municipalità di Bucarest. Insieme a Scirocco, invece, l’uomo si sarebbe adoperato per ampliare il portafogli dei lavori legato al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Agli atti dell’indagine c’è una conversazione del 25 giugno in cui emerge che “i due stanno attualmente lavorando per aggiudicarsi altri appalti finanziati dal Pnrr”. Un elemento questo che ha spinto il gip a riconoscere “l’assoluta attualità e concretezza delle esigenze cautelari”.