Nelle scorse ore, i carabinieri di Trapani hanno notificato il provvedimento emesso dalla Corte d’Appello di Palermo su richiesta della procura generale del divieto di dimora in Sicilia e contestuale divieto di espatrio per i nove fedelissimi dell’ormai defunto Matteo Messina Denaro, boss di Castelvetrana.
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I nove uomini guidati da Messina Denaro, che sono stati scarcerati, non rientreranno (o resteranno) in Sicilia. La Corte d’Appello, infatti, ha applicato il divieto di dimora e contestuale espatrio per tutti i soggetti coinvolti. Stiamo parlando di Nicola Accardo, Giuseppe Tilotta, Paolo Bongiorno, Calogero Guarino, Vincenzo La Cascia, Raffaele Urso, Andrea Valenti, Filippo Dell’Acqua e Antonino Triolo. Tra i soggetti coinvolti, l’unica eccezione del caso è Angelo Greco, che ha interamente scontato la sua pena. Dunque, con questa decisione, è stata accolta la richiesta del procuratore generale e del suo sostituto.
Con la scarcerazione dei nove “fedelissimi” di Matteo Messina Denaro, c’era grande apprensione su una possibile riorganizzazione della famiglia mafiosa dell’ormai defunto boss di Castelvetrana, ma così non sarà grazie alla misura imposta dalla procura.
Disposto un nuovo rinvio per la decisione riguardante la maestra Laura Bonafede: il Gup del tribunale di Palermo Paolo Magro ha concesso poco meno di un mese di tempo per eventuali repliche, dopo la richiesta di condanna a 15 anni presentata dalla Dda del capoluogo siciliano. La sentenza dovrebbe essere così pronunciata il 5 novembre. Nell’udienza dello scorso sabato 12 ottobre ha parlato la difesa, rappresentata dall’avvocato Raffaele Bonsignore, che ha invocato l’assoluzione dell’imputata.