Politica

Mafia, Foggia è il secondo capoluogo italiano sciolto



In Italia soltanto due capoluoghi di provincia sono stati sciolti per mafia e nessuno siciliano: Reggio Calabria nel 2012, con una giunta di centrodestra, e, adesso, Foggia, in Puglia, per decisione del Consiglio dei ministri dopo l’arresto del sindaco leghista Franco Landella.

La decisione del Csm è scaturita dalla relazione prodotta dalla commissione di accesso agli atti che nello scorso mese di marzo si era insediata nel Comune, all’epoca guidato da Landella, poi dimessosi e finito ai arresti domiciliari per dieci giorni per tentata concussione e corruzione. Adesso è libero, ma interdetto dai pubblici uffici per un anno. Mentre per sua moglie, Daniela Di Donna, dipendente comunale, l’interdizione dai pubblici uffici è di dieci mesi.

Le indagini svolte hanno evidenziato la presenza “di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti tra gli amministratori locali e la criminalità organizzata”, per questo il Comune è stato sciolto e affidato a una commissione straordinaria composta dal prefetto a riposo Marilisa Magno, dal viceprefetto Rachele Grandolfo e dal dirigente Sebastiano Giangrande.

L’ente era già stato sciolto, in via ordinaria proprio dal prefetto, dopo le dimissioni dell’ex primo cittadino leghista e rimesso in libertà dopo dieci giorni.

Dal 25 maggio il Comune è amministrato dal commissario prefettizio Marilisa Magno, ma nell’ente era già al lavoro la commissione di accesso del Viminale per accertare presunte infiltrazioni mafiose nell’attività amministrativa di Palazzo di Città.

La commissione il 29 luglio ha consegnato una durissima relazione al prefetto di Foggia, Carmine Esposito, rapporto che il prefetto ha inviato al ministero dell’Interno e sul quale si basa la decisione di sciogliere immediatamente il Comune. Nella relazione di sei pagine si evidenzia che dal 2014 erano stati denunciati atti intimidatori nei confronti di alcuni consiglieri comunali e che esisteva una preoccupante pressione criminale sul Comune. Dal febbraio 2021 – si legge – le inchieste giudiziarie legate ad ipotesi di corruzione hanno coinvolto amministratori pubblici, tra i quali l’ex sindaco Landella e l’ex presidente del consiglio comunale Leonardo Iaccarino.

“Dalle indagini conseguenti ai fatti corruttivi – si legge – traspare un quadro inquietante della realtà amministrativa dell’Ente, che attesta uno sviamento del munus pubblico in favore degli interessi della criminalità organizzata”. Tra gli episodi contestati anche frequentazioni, parentele e legami affettivi da parte dei consiglieri comunali con esponenti locali della criminalità organizzata. Al centro delle presunte pressioni e infiltrazioni mafiose anche appalti legati al sistema di videosorveglianza, l’assegnazione di case popolari ad affiliati ai clan e l’assenza di certificati antimafia per alcune imprese che hanno gestito servizi pubblici.