La mafia guadagna e ha un peso effettivo sull’economia italiana, con un volume d’affari incredibilmente alto stimato intorno ai 40 miliardi di euro annui (più del 2% del Pil italiano).
Lo sottolinea l’Ufficio studi della Cgia, che mette in evidenza come Mafia Spa (sigla che mette assieme Cosa nostra, Ndrangheta, Camorra, Sacra Corona Unita, Mafia nigeriana e organizzazioni criminali provenienti dall’Est Europa operanti in Italia) abbia un fatturato inferiore solo a quello di Gse (Gestore dei Servizi Energetici, Eni ed Enel). Dati senza dubbio sottostimati, in quanto non tengono in considerazione – per mancanza di elementi ufficiali completi – ” i proventi ascrivibili all’infiltrazione di queste organizzazioni malavitose nell’economia legale”.
Dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, avvenuto lo scorso lunedì in seguito a un blitz nella clinica “La Maddalena” di Palermo, la criminalità organizzata è tornata al centro dell’attenzione. Il focus degli inquirenti è soprattutto sulle indagini relativi alla “rete” del boss di Castelvetrano e ai potenziali fiancheggiatori, ma c’è un elemento – quando si parla di mafia – che non andrebbe sottovalutato: si tratta dell’impatto dell’economia criminale sul Pil italiano.
Il volume d’affari stimato, secondo Cgia, è di 40 miliardi di euro. Quel che sorprende di più è che alcune attività illegali entrano a far parte del Pil nazionale. In una nota che accompagna lo studio, il Centro Studi Cgia di Mestre spiega: “Se a parole tutti siamo contro le mafie, nelle azioni concrete non sempre è così. Infatti, è quanto meno ‘imbarazzante’ che dal 2014, l’Unione Europea, con apposito provvedimento legislativo consenta a tutti i Paesi membri di conteggiare nel Pil alcune attività economiche illegali come la prostituzione, il traffico di stupefacenti e il contrabbando di sigarette. ‘Grazie’ a questa opportunità, nel 2020 (ultimo dato disponibile) abbiamo “gonfiato” la nostra ricchezza nazionale di 17,4 miliardi di euro (quasi un punto di Pil)”.
Secondo Cgia, quindi, se da un lato lo Stato combatte la mafia, dall’altro riconosce ufficiosamente a Mafia Spa il ruolo attivo di “portatori di benessere economico”. E non è una questione che riguarda solo il Sud, ma tutta l’Italia.
“Oltre ai 17,4 miliardi di euro legati alle attività illegali (attraverso il traffico di droga, contrabbando di sigarette e prostituzione), il nostro Pil nazionale ‘assorbe’ altri 157 miliardi di euro: di cui 79,7 sono ‘nascosti’ dalla sottodichiarazione, 62,4 miliardi dal lavoro irregolare e 15,2 miliardi dalla voce Altro (ovvero, mance, affitti in nero, etc.). I 174,4 miliardi di euro complessivi (17,4 più 157), compongono la cosiddetta economia non osservata che è interamente conteggiata nel nostro Pil nazionale. Ancorché non sia possibile quantificarne la dimensione, è evidente che anche una parte importante di questo stock (157 miliardi) sia riconducibile alle organizzazioni criminali di stampo mafioso, a dimostrazione che i 40 miliardi di volume d’affari richiamati all’inizio di questo documento addebitati a Mafia Spa sono, purtroppo, sottostimati” conclude la Cgia.
Fonte immagine: Centro Cgia