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Mafia, arcivescovo Monreale, “Incompatibile con fede cristiana”

“Negli ultimi decenni in seguito anche al grave e ripetuto manifestarsi dell’esclusiva natura criminale e dell’estrema pericolosità sociale delle organizzazioni mafiose e, conseguentemente, al crescere di una diffusa coscienza collettiva di rifiuto di forme di tolleranza e di pur tacita e passiva connivenza col fenomeno , è maturata nella Chiesa una chiara, esplicita e ferma convinzione dell’incompatibilità dell’appartenenza mafiosa con la professione di fede cristiana”.

Il messaggio di Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale

E’ questo il messaggio di Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale ad un convegno a Partinico (Palermo) “Il racket e l’usura sono piaghe cancrenose della nostra società collegate anche con le varie mafie. – ha aggiunto -. Il fenomeno mafioso nei molteplici aspetti e nelle diverse nomenclature è ormai molto diffuso e va oltre i confini della Sicilia e dell’Italia stessa fino a radicarsi in territori una volta insospettabili e in tutti gli ambiti legati soprattutto al potere economico: mercato della droga, sfruttamento della prostituzione, vari tipi di racket pratica dell’usura, infiltrazioni nella vita politica”.

“La Chiesa di Monreale, con questa e con altre iniziative attraverso la Caritas diocesana e le Caritas parrocchiali (contrasto alla ludopatia, mense per i poveri, aiuti vari a famiglie in difficoltà) – ha precisato -, vuole dare un contributo al bene comune e un segnale forte a tutta la società riaffermando la radicale incompatibilità tra mafia e vita cristiana e di conseguente rifiuto di ogni compromissione della comunità ecclesiale col fenomeno mafioso”. Per Pennisi: “E’ compito della Chiesa sia aiutare a prendere consapevolezza che tutti, anche i cristiani, alimentiamo l’humus dove alligna e facilmente cresce la mafia, sia indurre al superamento dell’attuale situazione attraverso la conversione al Vangelo, capace di creare una cultura antimafia fondata sulla consapevolezza che il bene comune è frutto dell’apporto responsabile di tutti e di ciascuno”. (ANSA).