La Procura di Palermo, guidata da Francesco Lo Voi, ha digitalizzato gli atti del maxiprocesso ai clan mafiosi istruito dai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Un’enorme mole di documenti – 11.136 volumi dell’ordinanza sentenza di rinvio a giudizio e tutti gli atti dibattimentali – che si aggiunge al lavoro già fatto dalla Fondazione Falcone che aveva trasferito su supporto telematico i principali provvedimenti dell’istruttoria.
Il progetto, che è partito nel 2020, ha avuto come obiettivo il recupero del monumentale lavoro dei due magistrati assassinati dalla mafia.
“Si tratta- si legge in una nota della Procura – di un materiale di elevatissimo valore storico, ma che ancora oggi rivesta un importante ruolo anche sotto il profilo dell’analisi investigativa”.
“Ancora oggi – spiega la Procura – il lavoro di Falcone e Borsellino continua ad avere una rilevantissima attualità”: il quadro di Cosa nostra disegnato dalle indagini del pool, a quasi 40 anni di distanza, è “prezioso per la ricostruzione delle dinamiche evolutive del fenomeno criminale”.
La digitalizzazione è avvenuta in parte con la scansione del materiale, in parte con la conversione in formato digitale dei microfilm sui quali originariamente erano stati riversati gli atti processuali.
“Ciò che prima era utilizzabile solo attraverso costosi lettori di microfilm – spiega la nota – oggi potrà essere visto in un normale pc”.
Il lavoro, durato mesi, è stato particolarmente complesso perché i documenti non erano tutti in buono stato.
Una seconda fase già avviata, porterà alla selezione dei singoli atti, che verranno estrapolati, etichettati e indicizzati uno ad uno, per favorirne l’uso.