Cronaca

Mafia, nuovo arresto per Gaetano Scotto, presi anche i fratelli

Torna in carcere Gaetano Scotto, 68 anni, considerato “l’uomo dei misteri” palermitani, che era stato scarcerato quattro anni fa dopo aver scontato una lunga condanna per mafia e traffico di droga.

Scotto è stato arrestato insieme con i fratelli, Pietro e Francesco Paolo, e altre cinque persone – presunti affiliati alla famiglia mafiosa dell’Arenella, una delle più rappresentative del mandamento di Palermo-Resuttana -, nel corso dell’operazione White Shark, squalo bianco.

Gaetano, imprenditore edile e considerato un boss del clan palermitano dell’Arenella, e Pietro Scotto sono due delle dieci persone ingiustamente accusate della strage di via D’Amelio da Gaetano Scarantino, smentito dodici anni fa da Gaspare Spatuzza.

Gaetano Scotto si è costituito parte civile nel processo sul depistaggio che è in corso a Caltanissetta.

Pietro, condannato in primo grado, era stato poi assolto in appello: tecnico di una società di telefonia, era stato coinvolto nell’inchiesta sull’uccisione di Paolo Borsellino perché accusato di aver captato la chiamata con cui il magistrato comunicava alla madre che stava per andare a farle visita nella sua abitazione di via D’Amelio.

Gaetano Scotto è inoltre indagato, con il boss Nino Madonia, per l’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino e della moglie Ida, assassinati davanti alla loro casa di villeggiatura a Villagrazia di Carini la sera del 5 agosto 1989.

Nei giorni scorsi il procuratore generale Roberto Scarpinato, dopo trentun anni, ha inviato un avviso di conclusione delle indagini.

I nomi di tutti gli arrestati

In carcere sono finiti Francesco Paolo Scotto, di 72 anni, Gaetano Scotto, di 68 anni, Pietro Scotto, di 70 e il figlio Antonino di 40 e poi Vito Barbera, di 58 anni, Giuseppe Costa, di 52 e Paolo Galioto di 28. Ai domiciliari è stato posto Antonino Rossi, di 36 anni.

Quando il Santo patrono si inchinava al boss

Gaetano Scotto, il presunto boss dell’Acquasanta arrestato nuovamente a Palermo insieme ai fratelli Pietro e Francesco Paolo, sarebbe stato destinatario di un “omaggio” deferente nel corso di una processione religiosa. Scotto venne scarcerato il 21 gennaio 2016 da Rebibbia.

“Al suo rientro all’Arenella trovò un intero quartiere ad attenderlo – raccontano gli investigatori dalla Dia – Un rione che gli ha mostrato devozione e rispetto, documentati, ad esempio, nel corso della festa di Sant’Antonio, patrono della borgata marinara, che si svolse il 13 giugno, pochi mesi dopo la sua scarcerazione”.

Nel corso di un colloquio telefonico con la fidanzata di allora, Giuseppina Marceca, Scotto interruppe la conversazione affermando che per fare passare il Santo ‘aspettavano lui'”.

“Come se non bastasse, – sottolineano gli investigatori – i due fidanzati salirono su un peschereccio, a bordo del quale fu posizionata la ‘vara del Santo’ per essere trasportata via mare secondo le regole della processione che, peraltro, vietano in maniera categorica che sull’imbarcazione possano salire persone diverse dal sacerdote che officia la funzione e dalla banda musicale”.