Cronaca

Mafia, operazione contro clan etnei in tutt’Italia

Nell’ambito dell’operazione “Black Lotus” contro le cosche etnee in tutt’Italia, i carabinieri hanno hanno arrestato nove persone, ne hanno poste dieci ai domiciliari e hanno notificato il provvedimento restrittivo emesso dal Gip a dodici persone già detenute per altra causa.

Tutti sono indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, traffico di stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi.

Un indagato è al momento irreperibile.

I nomi di tutti gli arrestati

Agli arresti domiciliari sono Andrea Consoli, di 42 anni, Vincenzo Consolo, di 48, Marcello Corona, di 43, Carmelo Roberto Di Mauro, di 24, Salvatore La Rosa, di 45, Giuseppe Leocata, di 41, Venerando Leone, di 46, Stefania Lorena Politini, di 34, Giuseppe Puglisi, di 59, e Gabriele Salvatore Stimoli, di 22.

Gli arrestati sono Carmelo Ardizzone, di 38 anni, Sebastiano Caruso, di 41, Antonino Correnti, di 51, Domenico Orazio Cosentino, di 28, Roberto Finocchiaro, di 26, Gianluca Lo Presti, di 42, Giuseppe Santonocito, di 54, Barbaro Stimoli, di 31, e Carmelo Orazio Stimoli, di 37.

Il provvedimento emesso dal Gip su richiesta della Dda della Procura distrettuale è stato notificato in carcere a una serie di persone già detenute, a cominciare da Aldo Ercolano, di 45 anni e Francesco Santapaola, di 40.
Gli altri sono : Orazio Coppola, di 55 anni, Carmelo Distefano, di 35, Giuseppe Faro, di 47, Giuseppe Felice, di 52, Salvatore Messina, di 28, Corrado Monaco, di 41, Carmelo Puglisi, di 49, Vito Romeo, di 43, Pietro Stimoli, di 34, e Antonio Tomaselli, di 53.

Le dinamiche ai vertici del clan Santapaola-Ercolano

Le indagini hanno accertato le dinamiche ai vertici della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano e dei reggenti pro tempore che si sono alternati alla guida del clan dal 2015 al 2016: Francesco Santapaola, Antonio Tomaselli e Aldo Ercolano.

L’inchiesta, sui gruppi di Lineri, di San Pietro Clarenza e Barriera di Cosa nostra etnea, ha fatto emergere oltre trenta episodi di estorsione, sia tentata che consumata, oltre a un traffico di stupefacenti e all’intestazione fittizia di società.

Indagini e dichiarazioni di pentiti hanno svelato che le imprese vessate versavano importi che si aggiravano tra i tremila e i cinquemila euro all’anno.

Soldi che, oltre che essere destinati alle famiglie dei detenuti, venivano anche reinvestiti in attività imprenditoriali del settore ludico e dei trasporti, attraverso dei prestanome.


Un’indagine che dura da quattro anni

L’indagine è stata avviata dai carabinieri nel marzo 2015 dopo la denuncia di un imprenditore di un tentativo di estorsione subito.

Un dato di particolare rilievo dell’operazione, sottolinea la Dda della Procura di Catania, è quello relativo alla collaborazione di oltre 15 vittime di estorsione (tentata o consumata), con abbattimento del muro di omertà tipico di commercianti e imprenditori che temono la mafia.

L’indagine ha consentito di fare luce sull’articolazione della struttura interna alla famiglia catanese di Cosa nostra, cristallizzando la presenza di figure verticistiche e i ruoli di responsabilità ben definiti.

Il sottosegretario Tofalo, “Una grande indagine”

“L’operazione appena conclusa dai carabinieri del comando provinciale di Catania è il risultato di una grande indagine che ha portato all’arresto di 32 persone accusate di appartenere a Cosa nostra etnea. Un duro colpo all’articolazione della struttura interna alla famiglia catanese di Cosa nostra”.

Lo scrive in una nota il Sottosegretario di Stato alla Difesa Angelo Tofalo.

“Grazie e congratulazioni – aggiunge – all’arma dei Carabinieri e alla Direzione distrettuale antimafia della locale Procura per aver condotto un’eccellente attività investigativa. Avanti con la lotta alla mafia e alla criminalità!”.