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Mafia, scommesse clandestine sui cavalli e droga, blitz a Messina

I Carabinieri del Comando Provinciale di Messina, nel corso di un’operazione denominata “Cesare”, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di trentatré persone.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, corse clandestine di cavalli, scommesse clandestine su competizioni sportive non autorizzate, maltrattamento di animali, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio.

L’inchiesta è stata coordinata dalla Dda di Messina guidata dal procuratore Maurizio de Lucia e ha portato alla luce un accordo tra il clan Galli di Messina e la cosca Santapaola di Catania nella gestione delle scommesse clandestine, estremamente redditizie, che ruotavano attorno alle corse clandestine notturne di cavalli sia nel rione Giostra, sia nelle zone di confine tra le due città.

L’operazione ha consentito di disarticolare il clan Galli e di individuare una rete di distribuzione della droga che operava in vari quartieri di Messina.

Tutti gli arrestati

Gli arrestati sono Giuseppe Galli, 37 anni, Carlo Altavilla 34, Sebastiano Grillo, 38, Giuseppe Irrera, 42, Giuseppe Longo 31, Giuseppe Marino, 34, Grazia Maria Munnia, 33, Alessio Palermo, 26, Carlo Palermo, 35, Roberto Palermo 32, Natale Rigano, 39, Salvatore Vecchio, 63, Francesco Vento, 30 anni, Paolo Canepa, 57, Tommaso Giacobbe, 68, Rosina Giacobbe 46, Giuseppa Leonardi, 64, Santino De Stefano, 45.

Ai domiciliari sono finiti Angelo Bonasera, 55 anni, Francesco Spadaro, 41, Salvatore Speciale, 61, Tommaso Giacobbe 20 anni, Lucia Villari, 32 , Cristina Lisa, 39.

Per quanto riguarda gli altri indagati, obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria per Paolo Arrigo, 30, Francesco Forami, 35, Paolo Gatto, 23 e Vincenzo Misa 35, Santo Giannino, 41, Luigi Vinci, 36, Roberto D’Angelo 42, Paolo Scivolone, 47 e Angelo Parisi 47.

Le corse clandestine dei cavalli

L’inchiesta che ha portato al blitz di oggi è partita dalle dichiarazioni di un pentito che ha fatto i nomi di sette appartenenti alla cosca finora sfuggiti alle indagini.

Grazie alle sue rivelazioni è stato accertato il ruolo della mafia nell’organizzazione delle corse clandestine di cavalli e nella gestione delle scommesse illecite i cui proventi alimentavano le casse dell’organizzazione criminale.

Il settore delle gare è da sempre appannaggio della criminalità organizzata messinese.

Il boss-verdumaio

Dall’indagine è emersa la figura di Giuseppe Irrera, tra gli arrestati di oggi, commerciante di prodotti ortofrutticoli e genero del boss storico Luigi Galli.

Sarebbe stato Galli, da anni al 41 bis, a cedergli lo scettro del comando.

Il gruppo criminale colpito dall’indagine aveva base operativa nel negozio di Irrera, nel quartiere di Giostra, dove si tenevano anche le riunioni per organizzare le gare clandestine di cavalli.

Alcuni degli arrestati, – Francesco Vento, Maria Munnia, Salvatore Vecchio e Giuseppe Galli – si occupavano di accudire e preparare i cavalli, sottoponendoli agli allenamenti.

Un veterinario compiacente


Grazie a un veterinario compiacente agli animali venivano dati farmaci per migliorarne le prestazioni.

Sempre gli uomini del clan raccoglievano il denaro puntato dagli scommettitori e alla gestione dei successivi pagamenti.

Le corse clandestine si svolgevano di notte e duravano pochissimi minuti, su strade di periferia chiuse al transito da auto della manovalanza della cosca.

L’inchiesta ha ricostruito anche i rapporti tra i Galli e il catanese Sebastiano Grillo per l’organizzazione delle corse tra scuderie messinesi e catanesi e i contatti con esponenti della clan Santapaola per la risoluzione di controversie connesse alla gestione delle scommesse clandestine.

Le gare tra scuderie di Catania e Messina

Le gare tra messinesi e catanesi venivano organizzate nella zona di Fiumefreddo di Sicilia (Catania), al confine tra la provincia di Messina e quella etnea.

Le dinamiche che caratterizzano il controllo delle gare clandestine di cavalli sono emerse intercettando un incontro tra Irrera e esponenti del clan Santapaola finalizzato a risolvere una controversia relativa a una corsa che il messinese considerava truccata dalla scuderia rivale.

Guardando alcuni filmati Irrera si era accorto che alcuni giovani su uno scooter avevano favorito il calesse dei catanesi e aveva chiesto che la corsa venisse ripetuta.

Cosa che gli fu accordata grazie all’intervento dei Santapaoliani.

Una donna a capo del narcotraffico

Al vertice di uno dei gruppi criminali che gestivano lo spaccio della droga c’era una donna, che peraltro che usava il figlio di dodici anni per le consegne delle dosi, sperando di evitare così i controlli delle forze dell’ordine.

Il minore è stato affidato dal Tribunale dei minori a una comunità familiare, la madre è finita in carcere.

In casa del boss quasi mezzo milione in contanti

In casa del boss Giuseppe Irrera, inoltre, i Carabinieri hanno sequestrato quattrocentodiciannovemila euro in contanti.

Irrera, ritenuto capo della cosca, è accusato, oltre che di mafia, di trasferimento fraudolento di valori: avrebbe intestato a prestanome una società immobiliare e le quote di una ditta titolare di una nota enoteca del centro di Messina.
Le due società e i relativi beni aziendali, per un valore di circa due milioni di euro, sono state sottoposte a sequestro preventivo.