PALERMO – Il mese di maggio è stato sicuramente positivo per gli invasi siciliani, che hanno segnato una crescita del volume, rispetto ad aprile, di ben 12 milioni di metri cubi, con un aumento in percentuale del 3%. Troppo poco, però, per essere ottimisti. E questo risultato positivo è venuto fuori soltanto dalla crescita in pochi invasi, appena otto, con numeri discretamente importanti, mentre negli altri casi, altri 21 invasi in tutto, il mese di maggio ha segnato una lieve diminuzione del volume contenuto, o comunque un sostanziale pareggio con il mese precedente.
Rispetto a maggio 2022, poi, secondo i dati forniti dal dipartimento regionale dell’autorità di bacino del distretto idrografico Sicilia, sono quasi 100 i milioni di metri cubi in meno raccolti negli invasi siciliani, con una riduzione in termini percentuali del 12%. Si tratta di un trend che procede ormai da mesi, senza trovare la possibilità di una soluzione, a meno di intervenire in maniera seria su ciò che influisce sul cambiamento del clima.
All’1 aprile scorso il volume totale era di 484,35 milioni di metri cubi, mentre nello stesso periodo dello scorso anno erano 594,81, il 19% in meno. Più di 100 milioni di metri cubi in meno, un numero impressionante, che avrà non poche ripercussioni sulle coltivazioni nei prossimi mesi (o sulla distribuzione idropotabile), che necessitano di tanta acqua per poter dare i frutti necessari, sia dal punto di vista ambientale ma anche economico.
Si continua a discutere, infatti, di possibili razionamenti, tenuto conto del fatto che tale portata d’acqua è anche ad uso potabile: le dighe Ancipa, Castello, Fanaco, Garcia, Leone, Piana degli Albanesi, Poma, Prizzi, Ragoleto, Rosamarina e Scanzano sono destinate anche ad un uso potabile, elettrico e industriale, per cui buona parte della loro capacità non potrà essere utilizzata nelle campagne.
I miglioramenti sperati nel mese di maggio purtroppo non sono arrivati se non in parte, anche tenuto conto di una primavera che tarda ad arrivare e il mese appena passato sia stato piuttosto piovoso per la media stagionale. Un risultato dovuto ad un cambiamento climatico ormai in atto, per il quale l’unica strada è la ricerca di soluzioni sostenibili e rivolte alla salvaguardia dell’ecosistema, prima che molti processi diventino irreversibili. Soprattutto perché ogni soluzione possibile non può che richiedere tempo e fatica, e sacrificio sociale ed economico, in vista di un risultato però necessario e ormai assolutamente urgente.
Già il 2022, secondo il report sulla siccità, stilato dalla stessa Autorità del bacino del distretto idrografico della Sicilia, mostra come nei 12 mesi sono stati tanti i periodi caratterizzati dall’assenza di precipitazioni significative. Rispetto al trentennio precedente, a partire dal 1991, sono diversi i mesi in cui sono stati registrati valori nettamente peggiori, relativamente ai millimetri di pioggia caduti dal cielo, con conseguenze non indifferenti sull’agricoltura e sull’intero ecosistema isolano.
Anche le temperature raggiunte hanno mostrato andamenti anomali e preoccupanti, con temperature che hanno superato agevolmente i 40° centigradi, come a Cinisi, in provincia di Palermo a giugno, in agosto a Misilmeri, sempre nel Palermitano; assolutamente fuori stagione anche i 31,1°C a San Fratello, vicino a Messina, registrati il 16 dicembre. Anche le minime hanno segnato numeri assolutamente anomali, come i -8,3°C registrati a Piazza Armerina nella notte del 26 gennaio 2022.