In questa legislatura appena conclusa in Sicilia, la scure del Consiglio dei Ministri è calata assai di frequente sulle leggi che sono state approvate dall’Assemblea regionale siciliana e nonostante ciò poco è stato fatto per evitare che questo accadesse.
Logiche politiche, potrebbe pensare qualcuno, ma in realtà si tratta piuttosto di ragionare sul confine sottile tra malafede e scarsa competenza. Fatta questa premessa, è lecito quindi domandarsi come mai, dopo le prime impugnative, dovute soprattutto allo sconfinamento delle competenze Stato – Regione, non si siano presi provvedimenti per impedire al Cdm di continuare a bocciare le leggi o almeno parte di esse. Spesso, in effetti, ad essere bocciata non è stata tutta la legge, ma solo alcuni o più articoli.
Nel corso di questa legislatura diverse sono state le tendenze registrate, vale a dire che in alcuni momenti ci sono state più impugnative che in altri.
Ecco i numeri: nel 2018 sono stati impugnati appena 4 articoli, un numero contenuto se si considera che nel 2019 sono diventati 22.
Nel 2020 la cifra è scesa nuovamente a 5 articoli per poi prendere slancio nel 2021 con 29 articoli impugnati e nel 2022 con 18 nei primi sette mesi dell’anno. Totale: 78 articoli impugnati (35 leggi)
A onor del vero è giusto precisare che le impugnative non sono state una “criticità” di questa legislatura nello specifico, la conflittualità con Roma è un problema che ci trasciniamo ormai da parecchio.
“Eccede dalle competenze attribuite alla Regione siciliana dallo Statuto speciale di autonomia”, questa è la motivazione spesso avanzata e che causa l’impugnativa.
Nonostante alla Regione siciliana sia concessa ampia autonomia grazie allo Statuto speciale, alcune materie, tuttavia, rimangono di competenza esclusiva del governo centrale, come previsto dall’articolo 117 della Costituzione… CONTINUA LA LETTURA. QUESTO CONTENUTO È RISERVATO AGLI ABBONATI