Editoriale

Maledette guerre Ucraina e Israele

Mosca controlla centomila chilometri di territorio occupato; Kiev è riuscita a riprenderne una parte minore. Una guerra che si trascina da quasi due anni (il prossimo ventiquattro di febbraio) e che ha prodotto oltre mezzo milione fra morti e feriti. Per questa guerra Putin ha speso fino ad oggi circa centotrenta miliardi; Zelensky forse il doppio, ma, intendiamoci, non ha speso soldi suoi, bensì quelli che graziosamente gli hanno inviato Stati Uniti ed Unione europea, che si erano messi in testa di creare un grosso problema alla Russia, senza riuscirci.

Il buon Zelensky non ha mai dimenticato di essere un attore, seppure comico, ed ha continuato a svolgere la sua parte di protagonista giocando con una guerra che invece doveva chiudersi dopo quattro giorni. Qualcuno può osservare che non è dipeso da lui. Non è vero: anziché fare inutili proclami del tipo “vinceremo”, avrebbe dovuto rendersi conto che i danni per il suo Paese e per la sua popolazione sarebbero stati enormi e dunque arrivare alla pace in tempi brevissimi.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha di fatto provocato la guerra pompando Zelensky e questa sua dissennata iniziativa si sta dimostrando sbagliata per un paio di ragioni.
La prima è che il Partito repubblicano americano (Gop) si è messo di traverso e non ha più intenzione di appoggiare l’invio di denaro e di armi a Zelensky. Più grave è il fatto che anche una parte del Partito democratico, cioè quello di Biden, si sta accodando a questa situazione, per cui si è verificato uno stallo sugli ultimi settanta miliardi di dollari che dovrebbero essere trasferiti dagli Usa a Zelensky e che invece non stanno ricevendo lo start.
Bisogna aggiungere al quadro che già gli Stati Uniti hanno inviato quattrocentoquaranta miliardi di dollari all’Ucraina senza ottenere alcun risultato.

Poi, lo stesso Biden, che si indebolisce sempre di più, ha avuto un’idea balzana, cioè inviare il corrispettivo di tutti i beni sequestrati ai russi negli Stati Uniti, per un ammontare di circa trecento miliardi di dollari. Ma l’iniziativa è destituita di fondamento sia perché sono in corso processi contro i sequestri e sia perché il Congresso americano ha dimostrato ostilità verso questa iniziativa.
A corredo di questo quadro sono intervenuti dati economici secondo i quali il Pil della Russia aumenterà quest’anno del due per cento, mentre quello dell’Unione europea sarà inferiore all’uno per cento.
Questi due dati dimostrano in maniera inequivocabile come le previsioni degli effetti delle sanzioni sono state del tutto disattese. Infatti “l’ordine” degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa di applicare le sanzioni economiche ha ottenuto l’effetto opposto: prevedeva di strangolare l’economia russa e di far crescere quella europea, mentre – come abbiamo scritto prima – si è strangolata l’economia europea e quella russa è in crescita.

Fra l’altro, i macroeconomisti sapevano perfettamente che le sanzioni alla Russia avrebbero provocato un aumento dell’inflazione e la conseguente speculazione, effetti che si sono verificati puntualmente e dai quali ancora l’Occidente non ne è uscito.
Ricordiamo i proclami del Governo dell’epoca, quando Mosca chiuse i rubinetti del petrolio e del gas, secondo i quali la carenza sarebbe stata sostituita da altre fonti come quella algerina: sì, ma a prezzi triplicati.

Veniamo alla guerra israelo-palestinese. Qui la situazione è analoga, ma di dimensioni molto diverse. Hamas, che è un gruppo terrorista definitosi patriottico, riceve finanziamenti dall’Iran ed Israele riceve finanziamenti dagli Stati Uniti, ma le forze in campo sono evidentemente sbilanciate.
Non si capisce quale sia il disegno di Israele nella distruzione sistematica di tutti gli immobili civili della Striscia di Gaza. Formalmente Netanyahu vuole distruggere i rifugi e le famose gallerie, ma sostanzialmente sta mettendo sul lastrico due milioni di persone.
Intendiamoci, Israele è stata attaccata ed ha il diritto di difendersi, ma ci deve essere una proporzione fra offesa e difesa, che in questo caso sta mancando.
Non sappiamo se questa guerra finirà a breve perché non ci sono le condizioni, mentre ci sono tutte per fare cessare quella russo-ucraina: stabilire il nuovo confine dove ora c’è il fronte di guerra, come accadde in Corea.