Universo donna

Mamme solo dopo i 31 anni, in Sicilia i figli sono un lusso

PALERMO – I siciliani fanno sempre meno figli e sempre più in ritardo: nell’Isola sono il 15,3% in meno i nati nel 2021 ed è di 1,33 il numero medio di figli delle donne. Si tratta del dato più basso di sempre. Ancora più drammatico è il valore dell’età media al parto che cresce e sale a 31,3, registrando un aumento di oltre 3 anni in più rispetto al 1995. È quanto emerge dal bollettino dell’Istat ‘Natalità e fecondità della popolazione residente 2020’.

La fotografia scattata dall’Istat appare chiara e nitida come non mai: è il ritratto di un grido d’aiuto che torna indietro come un boomerang e investe l’intera popolazione.

Di fronte a questi numeri appare urgente la necessità di introdurre più efficaci misure di supporto agli aspiranti genitori e alle famiglie, sia dal punto vista sociale, economico, lavorativo, che, soprattutto, sanitario, allargando ad esempio l’accesso ai servizi pubblici di medicina della riproduzione in tutto il Paese.

GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA

Il forte calo dei nati a gennaio 2021 lascia pochi dubbi sul ruolo svolto dalla pandemia.
Il crollo delle nascite tra dicembre e febbraio, riferibile ai mancati concepimenti della prima ondata pandemica, sembra infatti l’indizio di una tendenza più duratura in cui il ritardo è persistente o tale da portare all’abbandono nel breve termine della scelta riproduttiva.
In Italia, la fase di calo della natalità che investe il Paese già dal lontano 2008, si ripercuote soprattutto sui primi figli: nel 2020 sono solo 192.142, oltre 8 mila in meno rispetto all’anno precedente. Dati che rispecchiano in tutta la loro drammaticità le molteplici difficoltà riscontrate dalle coppie, specialmente le più giovani, nel formare una nuova famiglia. Tra tutte, sicuramente l’instabilità lavorativa e la difficoltà di accesso al mercato delle abitazioni.

UNO SGUARDO AI DATI

Nei primi dieci mesi del 2020, si assiste a un crollo del 2,5% delle nascite. Una discesa che non si placa ma che accelera in misura più marcata nei mesi di novembre e, soprattutto, di dicembre con rispettivamente: -8,3% e – 10,7%.
In un’ottica territoriale, il Mezzogiorno è certamente quello meno sanguinante. A registrare il picco più alto è invece il Nord-Ovest, il più colpito dalla pandemia durante la prima ondata, che segna un calo del 15,4%.
Tutt’altro scenario a gennaio 2021 in cui, sulla massima riduzione di nati a livello nazionale (13,6%), si rileva un picco più elevato nel Sud (-15,3%) che prosegue, più contenuta, anche a febbraio (-4,9%).
Una lieve inversione di tendenza si registra a marzo 2021 grazie a un aumento dei nati del 4,5%. L’andamento dei nati rimane debolmente positivo nel mese di aprile (+1%) per poi crollare soprattutto nei mesi di giugno (-5,9%) e luglio (-5,8%), in corrispondenza dei concepimenti della seconda ondata epidemica.

FIGLI IN MENO E ANNI IN PIU’, REGIONI A CONFRONTO

A detenere il primato della fecondità delle Regioni italiane è la Provincia autonoma di Bolzano che, con un valore dell’1,62, conquista il podio seguita dalla provincia di Trento (1,27). Il numero medio di figli per donna delle italiane è in calo al Nord (da 1,16 a 1,14) e in egual misura nel Mezzogiorno (da 1,23 a 1,21).
Tra le regioni del Centro, il livello più elevato si osserva nel Lazio (1,13) mentre nel Mezzogiorno il picco si registra in Sicilia (1,30) e Campania (1,28); in Sardegna si registra il valore minimo pari a 0,94, ancora in diminuzione rispetto allo 0,97 del 2019.
Ciò che non cessa ad aumentare è, invece, l’età media delle donne alla nascita del primo figlio. Valore che cresce e arriva a 31,4 anni.
A posticipare sempre di più il desiderio di genitorialità sono le donne residenti nelle Regioni della Basilicata (33 anni) e della Sardegna (32,8); seguite da quelle del Centro Italia come il Lazio e il Molise, Regioni in cui le madri hanno un’età media al parto pari a 32,7 anni.

Giulia Trovatello