SIRACUSA – Lo scorso 9 maggio il Prefetto di Siracusa, Luigi Pizzi, ha disposto un ordinanza ex art. 2 T.U.L.P.S. che vieta gli assembramenti di persone o di automezzi in alcune arterie stradali della zona industriale di Priolo, Melilli ed Augusta fino al prossimo 30 di settembre. Detta ordinanza ha suscitato numerose reazioni e proteste tra il mondo sindacale e non solo.
La Prefettura con una nota di replica del 25 maggio scorso, sottoscritta dal funzionario in turno di reperibilità, aveva tenuto a precisare che l’ordinanza “non riguarda né avrebbe potuto riguardare in alcun modo l’esercizio del diritto di sciopero, che, come noto, è un diritto costituzionalmente garantito. Tale provvedimento, è finalizzato a prevenire esclusivamente i reiterati blocchi stradali che si registrano nei pressi delle aziende ubicate nel polo petrolchimico attuati, peraltro, da gruppi di lavoratori dipendenti da altre imprese e sorprendentemente guidati da taluni esponenti dei sindacati confederali.
Tali azioni, infatti, sono e rimangono assolutamente illecite ed oggi penalmente sanzionate dall’articolo 23 del c.d. “Decreto Sicurezza”. Non si comprendono, pertanto, le doglianze manifestata dagli esponenti sindacali riportato dalla stampa locale, ove si fa riferimento a inesistenti compressioni di diritti e di libertà dei lavoratori, a meno di non voler ritenere che compiere azioni illecite rappresenti l’esercizio di un diritto sindacale”.
I sindacati Cgil, Cisl e Uil negli scorsi giorni hanno richiesto un incontro con il prefetto per confrontarsi. Alla fine l’incontro si è svolto presso la Prefettura e vi hanno preso parte i tre segretari generali provinciali di Cgil, Cisl e Uil, Roberto Alosi, Paolo Sanzaro e Stefano Munafò, ed il Prefetto Luigi Pizzi. Al termine dell’incontro le posizioni tra le due parti sono rimaste invariate.
I tre segretari hanno dichiarato “la distanza emersa fra le posizioni permane anche se è stato quantomeno instaurato un dialogo. In merito all’ordinanza, il prefetto difende la legittimità del provvedimento, noi diamo una lettura sociale che va nella direzione contraria”. “Tuttavia – affermano Alosi, Sanzaro e Munafò – al di là del confronto netto, siamo entrati nel merito delle questioni anche per capire da dove scaturiscano le tensioni. In sostanza, confidiamo sul fatto, fermo restando la differenza di vedute, di avviare un ragionamento secondo il quale sia possibile affrontare il tema degli appalti a monte, per evitare il ripetersi di tensioni. Cgil, Cisl e Uil, pertanto, auspicano un nuovo incontro con il Prefetto Pizzi perché il tema degli appalti è la madre di tutte le battaglie e pur rimanendo fermi su posizioni che oggi sono alquanto lontane, siamo riusciti a parlarne e chissà che dal dialogo non emergano soluzioni al vero motivo per cui scaturiscono le tensioni sull’area industriale”.
“Una cosa è certa – concludono i tre segretari – continueremo a chiedere interlocuzioni e sollecitazioni alla prefettura, poiché siamo convinti che questa posizione ferma da parte del prefetto complichi le cose anziché risolverle. E noi chiediamo di risolvere un problema che rischia di diventare sociale”.