Politica

Marano, grillina fuori dal coro, “No a Draghi, meglio il voto”

PALERMO – Draghi sì, Draghi no. Continua il “tormento” in casa M5s. Un tormento che neanche l’esito, forse sin troppo scontato, della votazione sulla piattaforma Rousseau, riuscirà a sopire.

La base pentastellata, chiamata a esprimersi sull’appoggio al governo Draghi, ha scelto il “sì” ma resta, nonostante questo responso, profondamente diviso tra due anime contrapposte: la prima favorevole ad un governo di larghe intese e l’altra, quella più intransigente dei grillini della prima ora, che non accetta compromessi e che opta per andare al voto lasciando decidere agli italiani di scegliere da chi vogliono essere governati.
Una posizione di coerenza, quest’ultima, che ricorda, seppure con qualche opportuno distinguo quella di Fratelli D’Italia che ha già espresso il suo No deciso al governo di Mario Draghi.

Ed è anche la posizione della deputata regionale all’Ars pentastellata Josè Marano. “Ritengo che il governo Draghi sia la soluzione più deleteria – ha detto Marano al Quotidiano di Sicilia -. Il motivo è che il Movimento Cinquestelle entrando a far parte di un governo composto da tante forze politiche, non ha certamente la possibilità operare liberamente e non basta una poltrona di un ministero che per concretizzare il programma che prefissato”.

Cosa avrebbe dovuto fare il Movimento Cinquestelle?
“Doveva dire fin da subito senza se e senza ma no al governo Draghi e scegliere piuttosto di andare al voto, senza pensare a strategie di voto o con la paura di perdere consensi ma chiedendo semplicemente ai cittadini di restituire fiducia al Movimento Cinquestelle portandolo nuovamente al Governo dell’Italia. All’interno di un insieme di partiti di diverse posizioni politiche è difficile avere potere di poter affermare le proprie idee”.

Che idea si sono fatti secondo Lei gli italiani?
“In questi giorni abbiamo assistito ad un teatrino di cui gli italiani avrebbero fatto volentieri a meno. Non penso che i cittadini si sentano rappresentati da Draghi. La cosa più importante quindi sarebbe dare voce al popolo a prescindere da quelle che saranno le conseguenze. Da quello che sento dire in giro sono tutti indignati dagli endorsement dei vertici per la partecipazione a questo governo”.

Di tutt’altro avviso il deputato nazionale Giorgio Trizzino che ha ritenuto necessaria una risposta positiva all’appello che il presidente della Repubblica Mattarella ha rivolto al Parlamento. Decisione condivisa da diversi esponenti pentastellati siciliani ed eletti alla Camera dei deputati favorevoli all’esecutivo guidato dell’ex numero uno della Bce, anche se il capo politico del Movimento Cinquestelle Vito Crimi ha in più occasioni precisato che la votazione sulla piattaforma Rousseau avrebbe guidato la scelta se appoggiare o meno il governo Draghi. Tutti i ministri M5S uscenti, da Luigi Di Maio ad Alfonso Bonafede, da Stefano Patuanelli a Lucia Azzolina, si sono schierati per il sì a Draghi su Rousseau. Tra i contrari, invece, Barbara Lezzi, Danilo Toninelli ed Emanuele Dessì.

Indipendentemente dall’esito del quesito, la questione principale risulta essere quella differenza di pensiero interna al Movimento che emerge con sempre maggiore insistenza e che oggi inevitabilmente indebolisce la compagine agli occhi degli elettori. Un cambio di passo epocale che potrebbe portare a scissioni o anche cambi al vertice.

Patrizia Penna e Raffaella Pessina