L’altro giorno vi è stata una manifestazione popolare nella quale si sono continuamente reclamati i diritti. Poi sentiamo i sindacati che reclamano diritti, le associazioni no profit che reclamano diritti, quelle culturali e di vario genere che reclamano diritti, i/le singoli/e cittadini/e che continuano a esaltare i propri diritti.
Ebbene, ci chiediamo, ma è possibile che nessuno protesti per la mancata osservanza dei doveri? E, ancor più, che nessuno faccia l’esame di coscienza per sapere se sta facendo il proprio dovere? Questo comportamento che pretende dagli altri ciò che magari uno/a non fa è immorale, ingiustificato e perfino stupido.
Cosicché abbiamo voluto leggere per l’ennesima volta la nostra Costituzione, per contabilizzare quante volte siano state scritte la parole “diritto” (quarantadue) e “diritti” (venti); ma abbiamo anche voluto contare quante volte fossero scritte le parole “dovere” (sei) e “doveri” (tre).
Risalta subito all’occhio che vi è una differenza numerica fra diritti e doveri scritti in Costituzione e si può ben capire la ragione, in quanto l’Italia negli anni Quaranta usciva da un’asfissiante dittatura fascista e da una guerra distruttrice, in cui il popolo italiano era stato coinvolto da un uomo privo di scrupoli, immorale e delinquenziale come fu Benito Mussolini.
Proprio l’asfissia di Regime e Guerra hanno indotto i nostri Padri costituenti ad abbondare nell’elencare il numero dei diritti e restringere al minimo il numero dei doveri.
Nonostante la differenza numerica, questi ultimi non sono meno importanti dei primi. Per cui se si continua a reclamare diritto e diritti, bisognerebbe che tutti facessero l’esame di coscienza protestando contro coloro che non fanno il proprio dovere (o i propri doveri), a cominciare da chi protesta.
Inoltre, come abbiamo più volte scritto, vi è un’equazione elementare e cioè: se tutti facessero il proprio dovere o osservassero i propri doveri, non ci sarebbe bisogno di reclamare i diritti perché questi sarebbero già soddisfatti. Purtroppo così non è, perché la maggioranza dei/delle cittadini/e non fa il proprio dovere e gli organi collegiali non fanno i propri doveri, per cui vengono troppo spesso violati i diritti altrui.
La questione che vi proponiamo oggi non è di poco conto, perché questo bilanciamento fra diritti e doveri dovrebbe essere la prima regola di una Comunità, la quale pretende che prima di reclamare i diritti ognuno facesse il proprio dovere.
Non ci stanchiamo di ripetere questa dinamica e questa priorità per la semplice ragione che è troppo facile reclamare qualche cosa che si vuole avere, a torto o a ragione, ed è invece più difficile fare ciò che si deve fare in favore degli altri e della collettività.
Il meccanismo che esponiamo è estremamente semplice, solo le persone in malafede non lo vogliono vedere e non lo vogliono osservare, proprio perché sono in malafede.
Pensate come tutto cambierebbe nel funzionamento dello Stato e delle sue articolazioni territoriali se tutti i pubblici dipendenti facessero il proprio dovere, vale a dire commisurassero il proprio lavoro agli obiettivi da raggiungere.
La verità è che nessuno si pone obiettivi, se non effimeri, e meno che mai si preoccupa di controllare se di volta in volta li raggiunge.
Anche nel settore delle imprese, in quello professionale, nel terzo settore e in altri ancora la questione del rapporto dovere-diritto si pone senza mezzi termini e in modo tassativo, solo che di questo rapporto i mezzi di comunicazione e di informazione non parlano quasi mai, tanto che questo argomento sembra quasi una stranezza in un mondo dove esiste solo il diritto o i diritti, quindi egoistico e non costruttivo.
È la stessa differenza che c’è fra i/le cittadini/e per bene e quelli/e per male: i/le primi/e sono in numero minoritario; gli/le altri/e sono la grande maggioranza.
Non occorrono le Forze dell’Ordine perché ognuno faccia il proprio dovere: è un fatto di coscienza che deriva dalla cultura e dall’estesa lettura dei libri relativi a questi cinquanta secoli da noi conosciuti, grossomodo.
Qui la chiudiamo perché non occorre spendere altre parole e lasciamo alla vostra valutazione l’opinione conseguente.