Green pass, vaccini e tamponi per cerimonie sicure, misure di sicurezza presentate in pompa magna. Tutto molto bello, direbbe Bruno Pizzul commentando questa misura, ma la domanda nasce spontanea: chi controlla che tutto fili liscio e che tutto sia effettivamente rispettato? La risposta è: non si sa. O per meglio dire: nessuno, in concreto, può farlo.
Andiamo con ordine. Il Cts qualche settimana fa ha dato il libera al protocollo per i ricevimenti e tutte le altre funzioni civili e religiose, documento davvero molto atteso da milioni di italiani dopo un anno e mezzo praticamente di stop, e che è scattato il 15 giugno.
Si può praticamente fare tutto: possibilità di ballare, di pranzare o cenare al chiuso (con delle limitazioni, si, ma non certo stringentissime), un tetto massimo (mille persone, anche questo molto molto largo) ed è stato ribadito, in questo protocollo, che per partecipare alle cerimonie sarà necessario avere una delle tre certificazioni verdi: avvenuta vaccinazione, avvenuta guarigione, tampone con esito negativo effettuato nelle 48 ore precedenti.
Il problema è che attualmente nessuno può controllare queste regole. Almeno fino al 1° luglio. Quindici giorni di anarchia totale, o quasi. Un buco normativo inspiegabile.
Prima di tutto, c’è la questione giuridica. La “correzione'”ai precedenti decreti è arrivata con una Comunicazione Congiunta, che però non ha valore di legge, come afferma al Messaggero l’avvocato Marco Mocavini, dell’associazione FEU. Inizialmente il green pass era pensato per la zona gialla, poi è stato applicato anche alla bianca. Inevitabile, visto che già da oggi tutta Italia è in quella fascia di restrizioni.
Inoltre, ad oggi nessuno può controllare che gli invitati ne siano in possesso. Non c’è il Covid, ma nella legge è infatti previsto che non ci sia nessuno a controllare all’entrata che gli invitati siano vaccinati, o guariti dal Covid, o in possesso di test negativo.
Per un problema di privacy. Inoltre, nel caso dovesse esserci un accertamento delle forze dell’ordine durante la festa, la responsabilità è del singolo, unico a poter essere sanzionato. Perchè, ad oggi, solo un controllo esterno (le forze dell’ordine, appunto).
Tutto questo dovrebbe cambiare dal 1° luglio, quando il green pass sarà attivo non solo in Italia ma nel resto della comunità Europea. Entrerà il vigore un decreto che permetterà di coprire questo buco normativo. Almeno dovrebbe. “Ci sarà un controllore, che sarà chi si occupa della struttura dove si svolge la cerimonia che dovrà essere dotato di una speciale applicazione che permetterà di leggere il Q code degli ospiti – dice Serena Ranieri, presidentessa di Federmep -. Gli ospiti poi dovranno a loro volta avere un’applicazione, che tutelerà la privacy e che non svelerà se si è o meno vaccinati, ma solo se in quel momento si ha il green pass”.
Il “buco” però attualmente rimane: “E questo è imperdonabile, in questi 15 giorni c’è l’anarchia – dice la Ranieri -. Ci sono regole che in realtà non esistono, strutture che vanno ognuna per conto loro, chi troppo zelante e chi invece se ne frega. Addirittura alcuni stanno assoldando medici e infermieri per i tamponi, ben oltre le loro competenze, insomma. Non è colpa però dei gestori, ma della poca chiarezza che continua ad esserci”.