“Se le persone non sanno scrivere bene allora non sanno pensare bene e se non sanno pensare bene altri penseranno per loro” (George Orwell 1903-1950).
Gli studenti che hanno protestato contro il ripristino delle prove scritte all’esame di Stato non sono stati adeguatamente portati a riflettere sull’importanza della scrittura. Lo svolgimento di compiti scritti, però, è efficace nell’ambito scolastico solo se accompagnato da un’adeguata restituzione da parte degli insegnanti, innanzitutto entro un tempo congruo. L’avvento della didattica digitale ha sicuramente reso più difficoltosa sia la realizzazione che la restituzione di attività scritte, ma hanno sbagliato i docenti che le hanno abolite del tutto.
Non dimenticherò mai uno studente di quinto anno che l’anno scorso di fronte a un tema di Storia mi ha detto “Professoressa, io conosco l’argomento, ma non riesco a renderlo in forma scritta”.
Trovo importante che sia stata ripristinata la prova di Italiano agli esami di Stato e, in merito alla seconda prova scritta di indirizzo, desidero chiarire che non è esatto dire che è stata bocciata dal Consiglio superiore della pubblica istruzione. Piuttosto, nel testo originale del parere si legge di alcune criticità tra cui il problema della difformità delle prove tra le diverse aree geografiche, tra le scuole e tra le classi della stessa scuola. Il ministro ha, infatti, ascoltato il Cspi, per cui la seconda prova dovrà essere decisa a livello di Istituto e non più di singole Commissioni.
Dopo la protesta degli studenti, il ministro ha ridotto ahimè il peso degli scritti della Maturità da 20 a 15 punti, mentre è stato dato maggiore peso al percorso dell’ultimo triennio. Di conseguenza, i ragazzi che negli ultimi tre anni sono stati formati all’esercizio della scrittura – nonostante il Covid – saranno quelli che potranno meglio affrontare non solo le prove d’esame, ma la vita futura in generale.
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