MARSALA (TP) – “In questo libro racconterò dell’oscillazione tra felicità e infelicità delle città del mondo che ho visitato, narrerò storie di successo, e segnalerò anche le ombre che caratterizzano alcune, nel pieno spirito di un’opera aperta come sono eminentemente le città, le quali ‘credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura’ – per dirla con Calvino –perché serve anche l’anima delle persone che le abitano”.
Questo l’intento di Maurizio Carta, nel suo “Romanzo urbanistico. Storie delle città del mondo”, che sarà presentato venerdì a Marsala, nella giornata inaugurale della rassegna letteraria “Il mare colore dei libri”. Quarantadue storie di città – dalle immancabili (New York, Londra, Pechino, Mosca, Parigi, Barcellona), alle meno ovvie (Paducah, Hangzhou, Brest, Aalborg, Tirana, Favara) – che possono anche funzionare come una guida di viaggio o una mappa oppure un breviario, sotto il segno della ‘rigenerazione urbana’, in cui si condensano le trasformazioni prodotte dagli organismi-città. “Le farò parlare – scrive l’autore nell’introduzione – per dare scrittura alle storie che mi hanno raccontato visitandole per pochi giorni o abitandole per periodi più lunghi tra il 2006 e il 2023. Racconterò delle esperienze e delle atmosfere e anche le curiosità più minute – una canzone, un cocktail, un miraggio, una cena o una corsa – che hanno reso memorabili quei dialoghi tra un urbanista e una città e che mi consentono di raccontarli in un romanzo urbanistico, invece che nella forma più consueta di un saggio scientifico”.
“Le città che racconto – spiega ancora Carta – hanno tutte percorso un viaggio di rinascita, di evoluzione, di fuga dall’eterno presente per raggiungere un nuovo futuro che è oggi il loro presente”. Gli itinerari dell’urbanista Carta, sapienti o occasionali, inquadrano non astratti modelli, ma luoghi modellati da architetture logorate dall’uso, dall’insinuarsi della natura nell’artificio e il contrario, da stratagemmi ludici e strategie di convivenza. E i luoghi comandano anche la velocità di percorrenza, che sia la lentezza svagata del flâneur o l’affanno nervoso del runner: perché “le città del mondo possiedono una vibrazione narrativa che tutti noi percepiamo”.