Trapani

Mazara del Vallo, scampato il “pericolo” del default

MAZARA DEL VALLO – “Dando atto all’Ente di avere affrontato con tempestività e concretezza la principale criticità legata alla sottostima del fondo crediti di dubbia esigibilità”, così la Corte dei Conti – Sezione di Controllo della Regione Siciliana – con deliberazione n.103/2022 ha accertato l’idoneità delle misure correttive adottate dal Comune di Mazara del Vallo. Si è, in pratica, evitato un default certo.

La Corte dei Conti, inoltre, “raccomanda all’Ente di attuare le misure previste, che verranno controllate nel prossimo ciclo di controllo”. Via libera dei giudici contabili, quindi, alle misure correttive proposte dal Comune a seguito dei controlli effettuati sui rendiconti degli esercizi finanziari 2017, 2018 e 2019, con i quali si accertavano “profili di irregolarità contabile e criticità per gli equilibri di bilancio”.
In esclusiva per il QdS ha parlato con noi il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci.

Sindaco, come è stato possibile allontanare lo spettro di un default già annunciato?

“La Corte dei Conti ha fatto un rilievo di natura contabile constatando un disavanzo di 33milioni di euro. Questo problema fa riferimento al fondo dei crediti di dubbia esigibilità, una questione che sta interessando tantissimi comuni siciliani, legata alla scarsa capacità di riscossione. Nel 2019 è cambiato il metodo di calcolo di questo fondo, diventando molto più stringente e passando da un metodo forfettario ad uno analitico. Quindi, il legislatore, per agevolare quei comuni che sarebbero andati in disavanzo, ha pensato di legiferare con una norma che adesso consente di spalmare lo stesso disavanzo in 15 anni. Noi abbiamo fatto richiesta di poter applicare questa norma in misura retroattiva, proprio perché al momento dell’approvazione del bilancio 2019 mancava l’oggetto della delibera – ovvero il disavanzo da noi non rilevato – ed abbiamo così chiesto di spalmarlo dal primo esercizio utile, cioè nel 2021, con un anno di ritardo. Per cui restituiremo i 33 milioni di euro in 14 annualità, ovvero 2milioni e 300mila euro ogni anno. E’ un impegno per le casse comunali, si tratterà quindi di accantonare dei fondi che non saranno più disponibili per la spesa. Di fatto, non abbiamo dei debiti da restituire ma minore spesa da realizzare ogni anno, questo taglierà un po’ di servizi ai nostri concittadini ma è un impegno che dobbiamo portare a termine per evitare cose ben più gravi”.

Il sindaco fa trasparire la sua soddisfazione soprattutto “perché le nostre richieste hanno avuto l’approvazione tecnica da parte della Corte dei Conti di Palermo ed abbiamo fatto, in qualche modo, giurisprudenza nella nostra Regione. Una norma stringente come questa va bene in territori ricchi del centro nord dove c’è un tasso di riscossione superiore al 90%, invece da noi porta tutti i Comuni inevitabilmente ad un fallimento prossimo”.

Ci sono alcune disparità che fanno capo alla Regione Sicilia, per il solo fatto di essere a Statuto Speciale. Ad esempio, in questi giorni, si sta parlando dell’aumento degli stipendi dei politici comunali siciliani, ma il regolamento nazionale vuole che i comuni delle Regioni ‘speciali’ possano aumentare il gettone con fondi comunali, mentre per le altre regioni c’è un fondo previsto dallo Stato. In Sicilia sarà quindi impossibile visto anche lo stato di pre-dissesto di molti Enti?

“Esattamente. Io faccio il sindaco di una città composta da 50mila abitanti e, con tutte le responsabilità del caso, percepisco una indennità di circa mille euro netti al mese per un impegno che dura 7 giorni su 7. Oggi, amministrare una città è un vero lavoro e spesso bisogna accantonare altre cose per dare spazio alla politica, così facendo è davvero difficile”.

Questo significa disincentivare le persone a far politica?

“Prendiamo l’esempio di un imprenditore locale di successo. Ma come si fa ad abbandonare la propria attività in cambio di indennità che sono davvero irrisorie? È un modo questo per disincentivare le persone capaci e dare spazio invece a chi non ha altro da fare nella vita e per i quali la politica rappresenta invece una opportunità lavorativa”.