Sanità

Medicina, ipnosi al posto dell’anestesia: è possibile su un paziente su tre

ROMA – Operare un paziente al cervello usando per l’anestesia l’ipnosi invece dei farmaci. L’intervento è stato portato a termine alcuni giorni a fa Legnano, su un 69enne con un ematoma. L’ultimo caso in cui è entrata in campo l’ipnosi. “Si stima che un terzo della popolazione italiana possa sottoporsi all’anestesia ipnotica, e questo potrebbe garantire un miglior approccio all’intervento, meno dolore post operatorio, abbassamento dell’ansia e dello stress”. A parlare è Enrico Facco, docente del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova e autore di numerose pubblicazioni sull’ipnosi medica.

“E poi c’è un vantaggio ineguagliabile – aggiunge – l’ipnosi è sempre disponibile e, se usata bene, non ha nessun effetto collaterale e non costa nulla per il Ssn”. “Gli ambiti in cui poter usare l’ipnosi medica sono diversi – aggiunge Facco – si sta diffondendo sempre di più in ambito odontoiatrico, ma ci sono medici che la usano per mettere a proprio agio i pazienti che devono essere medicati in ambulatorio, per le terapie del dolore, per il trattamento dei disturbi psicosomatici. È chiaro che usata bene e correttamente è uno strumento perfetto per riportate l’umanizzazione delle cure in Medicina. L’ipnosi non è far addormentare il soggetto o trasformarlo in uno ‘zombie’, il paziente è sempre cosciente e c’è un continuo scambio tra lui e il medico che la pratica”, precisa.

“In letteratura scientifica – prosegue – c’è uno studio randomizzato controllato su 2000 soggetti in cui emerge che l’ipnosi medica aiuta nelle fasi pre e post operatorie, riduce l’ansia, aumenta il rilassamento e la collaborazione del paziente. Inoltre si è dimostrato anche che si riducono i consumi dei farmaci analgesici dopo un’operazione”.

Ma come funziona l’ipnosi? “È indotta – risponde l’esperto – facendo chiudere gli occhi al paziente e allo stesso tempo suggerendo la realizzazione di uno stato di rilassamento e benessere. Poi si fa immergere il soggetto nell’immagine di un paesaggio piacevole e si crea un’analgesia ipnotica focalizzata nella sede dell’intervento. In odontoiatria, un campo in cui si ottengono ottimi risultati con l’ipnosi, il 25% dei pazienti ha paura dell’intervento e il 10% ha una vera e propria fobia del dentista. Almeno in un caso su tre si riesce a migliorare l’ansia e il terrore per l’estrazione di un dente con l’anestesia ipnotica”.
“È chiaro che per interventi di grande impatto, in chirurgia addominale e toracica, non si può pensare di usare l’ipnosi, ma occorre sempre utilizzare i farmaci. Ma per la chirurgia mini-invasiva l’ipnosi può essere una scelta da poter offrire al paziente che – conclude Facco – deve essere però sempre motivato, consapevole e partecipativo, altrimenti meglio optare per una anestesia classica”.