Intervista

“Messo in moto un processo colossale. Il mare ci entrerà pian piano in casa”

Luca Mercalli è un climatologo e divulgatore scientifico italiano, noto al pubblico televisivo italiano per la partecipazione a una popolare trasmissione televisiva. Ha fondato e dirige dal 1993 la rivista internazionale di meteorologia Nimbus, fa parte dell’International Weather Forum (Paris) e ha ricoperto o ricopre incarichi di docenza a contratto in climatologia per Università e Politecnico di Torino, Scuola di Studi Superiori dell’Università Torino “Ferdinando Rossi” (SSST), Università IUAV di Venezia, Trentino School of Management di Trento, Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Bra), dove dal 2017 è titolare del corso Cambiamenti climatici e sfide alimentari. Interviene al QdS per parlarci del cambiamento climatico e delle possibili strategie che è necessario mettere in atto.

Professor Mercalli, gli ultimi dati confermano che il saldo tra arretramento e avanzamento delle coste è negativo…
“Le dinamiche di un clima normale, che da sempre ha distinto le nostre coste, prevede sia erosione sia riformazione ma il nuovo dato riguardante il livello dei mari incide in maniera negativa su questo fenomeno. Il riscaldamento globale sta facendo aumentare i livelli medi di tutti gli oceani globali di 4,6 mm all’anno. Di fatto il mare, pian piano, ci sta entrando in casa. È chiaro che, quando è calmo non ne abbiamo la percezione ma in presenza, di queste forti tempeste, si combinano fattori diversi come il vento forte, la mareggiata e l’alta marea che ci restituiscono il dato di un evento nuovo ed estremo che si ‘mangia’ i litoriali, invade le passeggiate sul lungomare, minacci gli stabilimenti balneari e, in alcune occasioni, può entrare nella prima fascia di costruzioni a bordo mare, soprattutto in quelle coste basse che sono le nostre spiagge. Chi ha la costa rocciosa è più al riparo da questo fenomeno ma tutta la parte, ad esempio quella del nord Italia che va dalla laguna veneta alle spiagge della Romagna, è particolarmente esposta. Oramai abbiamo messo in moto un processo di dimensioni colossali che avrà esiti diversi proprio sulla base di come decideremo di moderare le emissioni di gas serra. Se non facciamo nulla, e quindi, non si applica l’accordo di Parigi, la temperatura crescerà ulteriormente, fino a 4-5 gradi alla fine di questo secolo, con il rischio di restituirci un mare più alto di circa un metro. Questo succederà quando un bambino nato oggi sarà anziano, e sarebbe drammatico per quelle zone che, già oggi, sono minacciate, come Venezia”.

Se applicassimo l’accordo di Parigi, invece?
“L’aumento della temperatura potrebbe essere più limitato, potrebbe non superare i 2 gradi a fine secolo e questo comporterebbe un aumento del livello del mare più ridotto di 30-40 centimetri. Questo non vuol dire, però, che non ci saranno problemi perché oramai abbiamo attivato un processo che ha inerzie enormi. Non possiamo pensare che se smettiamo di emettere gas serra stasera i ghiacciai, di colpo, si fermeranno e il mare non crescerà più. Ci abbiamo messo 200 anni per smuovere questo sistema e adesso, per fermarlo, serve molto tempo, quasi altrettanto. Se facciamo adesso queste scelte di prevenzione, senza dubbio otterremo un risultato importante per i nostri figli e nipoti”.

A proposito, invece, della deforestazione. In Sicilia, oltre all’abbattimento boschivo al fine della realizzazione di aziende agricole o pascoli, abbiamo il problema degli incendi che troppo spesso distrugge aree boschive…
“Intanto smettere di abbatterli è un atto di un minuto e, per metterli a dimora e farli ricrescere, potrebbero essere sufficienti una ventina di anni, anche se un consolidamento e maturazione dell’area può aver bisogno di secoli. Il clima che sta cambiando, inoltre, mette le foreste sotto stress e gli stessi incendi, anche a causa delle ondate di calore, diventano sempre più frequenti. È pur vero che c’è sempre una mano che appicca l’incendio, ma questi fenomeni hanno creato una foresta più vulnerabile”.

Potrebbe essere una buona pratica, quindi, provvedere al rimboschimento dei territori vittime di incendi…
“Piantare un albero non fa mai male, servono e hanno molteplici funzioni, proteggono il territorio, aumentano lo stoccaggio della Co2, perché il processo di fotosintesi la sottrae, anche se in minima parte, all’aria. Questo potrebbe cambiare la faccia del paesaggio e potremmo vedere un risultato locale rispetto a quello globale dell’aumento degli oceani, che dipende dalle scelte di tutto il mondo mentre il rimboschimento da quelle del Paese”.

Combustibili fossili, l’elettrico può essere una delle cure possibili?
“L’elettrificazione di tutte le nostre attività, non solo la mobilità, è la condizione per poter usare le energie rinnovabili. Là dove vogliamo eliminare il carbone, dobbiamo usare l’elettrico e questo vale sia per un’automobile sia per un impianto di riscaldamento domestico. Se vogliamo togliere la fiamma, che produce Co2, dobbiamo sostituire il fornello a gas con la piastra a induzione. Si tratta di una transizione enorme ma oggi abbiamo gli strumenti per poter fare queste scelte. È evidente che, però, è necessario aumentare la quota di produzione di energia prodotta dalle rinnovabili e aumentare il numero di pannelli solari, pale eoliche, di geotermico dove è possibile sfruttando al massimo quanto deriva dal vento, dal sole e dall’acqua”.

Le grandi multinazionali di produzione dell’energia sembrano essere molto attive nel ricambio delle fonti energetiche…
“Dobbiamo fare una distinzione. Le multinazionali dell’energia sono chi la produce e la vende, come Enel che oggi è uno dei leader mondiali delle energie rinnovabili, e dall’altro abbiamo le grandi multinazionali petrolifere la cui mission è vendere petrolio. Il mondo, ancora oggi, per l’85% è alimentato dai combustibili fossili, petrolio, carbone e gas. Non dimentichiamo che lo spazio di manovra per raggiungere la neutralità climatica è enorme e il cammino è appena iniziato”.

In chiusura, piccolo vademecum per i singoli consumatori…
“In casa nostra, anche in Sicilia in cui si utilizza meno riscaldamento ma più condizionamento a causa del caldo, l’isolamento termico delle abitazioni è fondamentale. Poi, senza dubbio, aumentare l’uso delle energie rinnovabili. Proprio la Sicilia, con il suo vantaggio dovuto alla presenza del sole, potrebbe essere il ‘granaio d’Italia’ dell’energia solare. Limitare i trasporti inutili che possono essere sostituiti dal telelavoro. Auto elettrica sì ma deve essere ricaricata con le energie rinnovabili e si riciclino le batterie. Dobbiamo inoltre, modificare la nostra dieta e mangiare meno carne, perché gli allevamenti intensivi sono una fonte importante di emissioni. In chiusura, controllare i nostri consumi quotidiani. Gli oggetti, i vestiti che acquistiamo, in qualche luogo del mondo, generano per la loro produzione emissioni. Dobbiamo far durare di più i nostri oggetti perché, quando li buttiamo per cambiarli, abbiamo perso materie prime, prodotto rifiuti e generato emissioni in qualche fabbrica magari in Cina. Ovviamente sarà fondamentale il ruolo della politica che si deve giocare nelle sedi internazionali. Tra qualche settimana avrà luogo a Dubai la ‘Cop28’ e vedremo se produrrà qualcosa perché, proprio in questo momento, siamo ostaggi di problemi contingenti, come ad esempio le guerre, che ci distraggono”.