Inchiesta

Il mercato del lavoro cerca competenze, la Regione forma parrucchieri ed estetisti

Un sistema che non funziona e che non riesce a trovare un collegamento efficace e diretto con il mercato del lavoro. Questo, in sintesi, lo stato della formazione professionale in Sicilia, che ormai da anni vive una condizione di stallo e non trova la strada per il rinnovamento necessario.

Allo stato attuale, tutti i corsi sono fermi, tranne quelli dell’Iefp, i corsi di istruzione e formazione indirizzati a quei giovani che devono assolvere all’obbligo di istruzione e che decidono di non iscriversi ad una scuola superiore. Questi corsi ormai da anni propongono sempre le stesse figure, trite e ritrite, staccate dalle vere necessità del mercato del lavoro, che potrebbero dare veri sbocchi lavorativi ai giovani che li hanno frequentati.

Regione, 207 percorsi formativi per acconciatori ed estetisti

L’ultimo elenco dei corsi approvati per il primo anno dell’istruzione e formazione parla chiaro: su un totale di 319 corsi, tra semplici e articolati, che danno vita ad un totale di 367 percorsi formativi diversi, ben 207 sforneranno operatori del benessere, tra acconciatori ed estetisti. I rimanenti 160 si dividono tra operatori alla riparazione dei veicoli a motore (38), operatore della ristorazione (57) e delle produzioni alimentari (16); ancora, appena 15 corsi sono dedicati agli operati elettrici, 14 agli informatici, e via via a scendere, con i meccanici (9), grafici e termoidraulici (5), e un unico corso dedicato agli operatori alle lavorazioni dell’oro, dei materiali preziosi e affini.

A queste attività andranno circa 31 milioni di euro, per circa 100 mila euro a corso. Gli enti hanno potuto scegliere se svolgere corsi semplici, indirizzati ad una singola qualifica, o articolati. Nel secondo caso i giovani della classe svolgono insieme le lezioni dedicate alle materie di base e professionalizzanti comuni agli indirizzi indicati, mentre si dividono per le materie specifiche per singola qualifica. In totale, all’Iefp sono stati destinati 82 milioni di euro, con 51 milioni destinati ai secondi e terzi anni. Attività che implicano un costo importante, quindi, che potrebbero essere strategiche in termini di occupazione, e che invece rimangono scollate dalle vere esigenze del mercato.

Turano: “Disallineamento tra domanda e offerta”

È stato lo stesso assessore alla Formazione professionale, Mimmo Turano, a rilevare come ci sia un “disallineamento fra la domanda e l’offerta formativa. Quest’ultima, ad oggi, è in grado di soddisfare solo il 60% della domanda potenziale”. In un comunicato rivolto agli enti di formazione che fanno Iefp, l’assessorato regionale ha caldamente raccomandato, relativamente alle proposte didattiche per l’annualità 2023-2024, di tenere conto della previsione dei fabbisogni occupazionali e professionali espressi dal mondo produttivo rilevati, anche, dal sistema informativo Excelsior di Unioncamere, nel rapporto “Previsione dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine 2022/2026”.

Da questa indagine, sottolineano dagli uffici regionali, è emerso un significativo disallineamento di competenze. Sono emerse situazioni di carenza di offerta per gli indirizzi edile-elettrico, meccanico, amministrativo-segretariale-vendita, impianti termoidraulici, servizi di promozione e accoglienza, logistica e trasporti e non ultimo quelli afferenti al settore della nautica da diporto off-shore.

“Tale disallineamento – si legge nella nota del dirigente generale Alberto Pulizzi e dell’assessore Mimmo Turano -, che purtroppo è piuttosto consolidato nel settore dei servizi, rischia invece, nei prossimi anni, di acuirsi per i settori connessi al manifatturiero e alle costruzioni, paradossalmente proprio in concomitanza con l’attuazione degli investimenti del Pnrr”.

Congelato il programma Gol

Nel frattempo, rimane ancora congelato il programma Gol, che per il 2022 avrebbe dovuto coinvolgere circa 65 mila beneficiari, circa il 10% del totale nazionale, per un costo di circa 94 milioni di euro. I beneficiari avrebbero dovuto essere i percettori del reddito di cittadinanza, che nel frattempo è stato molto ridimensionato, i disoccupati in Naspi e i Neet, gli under 30 che non studiano e non lavorano. Mentre in molte regioni italiane l’attività formativa è già in fase di conclusione, in Sicilia è stata effettuata solo la fase della profilazione nei centri per l’impiego: gli interessati hanno incontrato un incaricato che ha valutato il curriculum e le competenze degli utenti per fornire un orientamento generale riguardo alla strada da percorrere per entrare o rientrare nel mondo del lavoro.

È stato invece approvato lo scorrimento della graduatoria dell’Avviso 8, altro dinosauro della formazione che è rimasto impantanato per anni, dal 2016, a causa di una serie di ricorsi e impedimenti burocratici. Sono stati finanziati altri 21 progetti, mirati al rafforzamento dell’occupabilità in Sicilia, per un costo totale di altri 12 milioni di euro. In totale, l’avviso 8 ha visto l’approvazione di 156 progetti, con un finanziamento totale di 136 milioni euro.

Neet e dispersione scolastica, gli obiettivi “minimi” della Regione

La condizione dei giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet, è una vera emergenza per il futuro della nostra regione, eppure sembra non essere una priorità per il governo regionale.

Nel Piano integrato di attività e organizzazione (Piao), emesso dalla giunta regionale per il triennio 2023-2025, vengono esplicitati gli obiettivi da raggiungere negli anni presi in considerazione, e l’obiettivo che ci si è proposti riguardo il futuro dei giovani siciliani è piuttosto ridotto. Se nel 2021 i Neet rappresentavano il 40,1% dei giovani della fascia di età 15-35 anni, per il 2024 si vuole scendere al 35%. Un numero comunque estremamente alto, considerato che in Europa la media dei Neet è dell’11%.

Per quanto riguarda la dispersione scolastica, poi, ci si propone di passare dal 21,10%, dato rilevato dall’Istat nel 2021, al 20,8%, con una riduzione di appena lo 0,3%. Per raggiungere questi obiettivi, si vuole potenziare l’Iefp e l’apprendistato di primo livello; d’altra parte, potenziare gli Its, gli istituti tecnici superiori che hanno dato in questi anni ottimi risultati in termini di occupabilità. “Nell’ambito della Formazione professionale, nel triennio 2023-2025 – si legge nel Piao – continuerà l’attuazione della riforma della legge 24/76, orientando le nuove regole verso le reali esigenze dei discenti e l’innalzamento della qualità dell’offerta formativa”.

Si vuole lavorare su nuovi criteri di accreditamento, che prevedano misure premiali per gli enti di formazione, in funzione dei risultati occupazionali e di innalzamento delle competenze conseguiti, oltre un generale innalzamento degli standard formativi. Nel Piao gli obiettivi sono poi tradotti in stanziamenti: per l’istruzione e il diritto alla studio, si prevede di spendere 246 milioni di euro per il 2023, 113 milioni per il 2024 e 112 milioni per il 2025. Per le politiche per il lavoro e la formazione professionale, nei tre anni, si prevede di spendere rispettivamente, 51, 10 e poco più di un milione di euro.

Bando Iefp, Turano: “Proviamo a cambiare”

L’assessore regionale alla Formazione Mimmo Turano annuncia che a breve è in arrivo il bando dello Iefp 2023-2024. Non vuole al momento svelare quali siano le novità ma è fortemente convinto che saranno utile per svoltare definitivamente: “Ci siamo resi conto – sostiene – che solo il 60% dei profili richiesti nel mondo del lavoro siciliano sono realizzati e proposti dagli enti. Così non va bene, per questo abbiamo sollecitato con una lettera gli enti a colmare questo gap proponendo dei corsi più attrattivi, quelli mancanti. Sono convinto che questo lavoro ci darà ragione. Senza dubbio una delle grandi pecche dell’ultimo decennio della formazione è stata la mancanza di organicità delle proposte formative. Attività a singhiozzo e fondi sempre non bastevoli. Ma è chiaro che bisogna dare continuità alle attività formative, anche perché i numeri della disoccupazione e dell’assenza dei profili necessari sono evidenti. “Ci stiamo provando ad evitare queste attività a singhiozzo – aggiunge Turano – ma puntando sulla qualità dei bandi. Interverremo sul repertorio delle qualifiche regionali per garantire una formazione reale alle esigenze del mercato siciliano attuale”.

“Non credo – replica Gabriele Albergoni, vice presidente del Cenfop Sicilia, una tra le associazioni datoriali più importanti – che i centri di formazione professionale vogliano sottrarsi alla giusta sfida lanciata dall’assessore Turano. Ma per colmare il mismatch, non basterà proporre percorsi formativi diversi, altrimenti si rischierà di intervenire solo marginalmente al più complesso fenomeno che ci troviamo di fronte. C’è un tema che investe la sfera culturale di intere generazioni della nostra società, fatta d’immagine e apparenza, in cui determinate professioni, tipicamente logoranti e faticose sotto il profilo fisico, non vengono prese più in considerazione. In altri casi, ormai rari, tali mestieri vengono tramandati di padre in figlio senza l’ausilio della scuola professionale. Sarebbe necessario investire sul contesto comunitario, cioè dei servizi educativi, sociali, sociosanitari, sportivi, ricreativi, culturali”.