«Precedenti? Fino a oggi ero incensurato. Non mi pentirò mai». Sono queste le prime e uniche parole che Messina Denaro ha proferito nel carcere de L’Aquila. Ha scambiato poche battute con gli agenti della penitenziaria e poi si è chiuso nel silenzio.
«Fino a stanotte ero incensurato. Poi non so che è successo». Così ha risposto Matteo Messina Denaro nel supercarcere Le Costarelle a L’Aquila a chi gli chiedeva i suoi precedenti per la compilazione della scheda anagrafica.
Mentre alla domanda sulla residenza ha sorriso: «Non ne ho mai avuta una».
E la frase in cui si autodichiarava incensurato si è conclusa con un sarcastico «non so perché sono qui».
Mentre alla domanda se la sua famiglia avesse precedenti ha semplicemente replicato: «Quale famiglia?».
Il Fatto Quotidiano prova a spiegare cosa intendesse Messina Denaro con la risposta sui precedenti.
Il padrino di Castelvetrano, in quella che indubbiamente è una frase ironica, voleva sottolineare che quella era la sua prima volta in carcere.
A differenza di altri come Totò Riina e Bernardo Provenzano, che avevano trascorso già da giovani notti in cella.
Il penitenziario di Preturo si trova in mezzo al nulla: un’isola detentiva lontana dal resto della città.
La cella, quattro metri per tre e senza fornello per il cibo, sarà sua tempo indeterminato. In un’altra cella, adibita ad infermeria, sarà sottoposto a chemioterapia.
Il boss non ha voluto mangiare. Non ha chiesto giornali, libri o altro. Durante la visita, a parte il tumore, è apparso in buone condizioni di salute. Poi è stato accompagnato in cella. Dove sarà in regime di 41 bis.
Repubblica aggiunge oggi che nel carcere il boss si è presentato con camicia e pantaloni di marche di lusso, cintura di pitone, stivaletti di pregio. Immancabili il giaccone e il berretto in pelle. Il fisico asciutto tradisce la frequentazione di palestre o la ginnastica in casa. All’aeroporto di Boccadifalco ha chiesto carta e penna per scrivere un appunto: «I carabinieri del Ros e del Gis mi hanno trattato con grande umanità».