Cronaca

Messina, Rianimazione Policlinico intitolata a Nicholas

“Dopo la donazione degli organi di Nicholas, i tassi di donazione in Italia crebbero immediatamente e il trend è continuato per i successivi dieci anni, triplicandosi rispetto a prima della sua scomparsa. Migliaia di persone morte, sono ancora vive e ogni anno che passa molte altre vengono salvate”.

L’ha detto Reginald Green, padre del piccolo Nicholas morto il primo ottobre di 25 anni fa, durante l’inaugurazione del nuovo reparto di Rianimazione del Policlinico di Messina che porterà il nome del bimbo ucciso a soli sette anni sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, nei pressi dell’uscita di Serre (vicino a Vibo Valentia).

La famiglia Green, i genitori Reginald e Margaret e i figlioletti Nicholas ed Eleanor, che aveva allora quattro anni, era in viaggio in Italia, diretta in Sicilia.

I genitori furono tra i primi in Italia ad autorizzare la donazione degli organi.

“E’ vero – ha proseguito Reginald Green – che un incremento di tale portata deve avere delle cause correlate, incluse le straordinarie abilità di chirurghi e sanitari che supportano i trapianti. Ma poiché nessun’altra nazione è andata neanche vicina a quel tasso di crescita, appare chiaro come la storia di un bambino e la generosa reazione degli italiani siano la causa predominante”.

“Negli anni che sono seguiti – ha aggiunto – , centinaia di milioni di persone nel mondo, hanno visto nel loro schermi tv o sui giornali come una semplice decisione, potesse trasformare molteplici vite. Solo il film per la tv ‘Il dono di Nicholas’ è stato visto da cento milioni di persone nel mondo”.