PALERMO – Si parla tanto di fonti di energia alternative, della rivoluzione delle auto elettriche, della necessità di superare i carburanti tradizionali. Eppure, nulla sembra essere pronto per supportare i nuovi mercati. Un esempio lampante è la rete di pompe del metano, un mercato ormai presente da decenni, ma che non è riuscito a trovare lo spazio necessario.
In Sicilia sono presenti appena 52 pompe, su tutto il territorio regionale, troppo poco per fornire una copertura efficiente per i guidatori. Il numero di pompe è ancora più irrisorio se si va a fare un confronto con le altre regioni. La Lombardia, che ha circa il doppio degli abitanti della Sicilia, ha addirittura il quadruplo degli impianti, 234 in totale, di cui 210 operativi. L’Umbria, con poco meno di un milione di abitanti, ne conta 48, poco meno dell’Isola.
Il contrasto maggiore si registra con L’Emilia Romagna, che conta 239 pompe attive ma quasi mezzo milione in mezzo di abitanti in meno. Altre regioni con numeri alti sono il Piemonte, con 98 pompe, la Toscana, con 146 impianti. Fanalino di coda è invece la Sardegna, in cui sono presenti 3 pompe ma nessuna di queste è attiva, seguita dalla Valle d’Aosta, con una sola pompa, il Molise, che ne conta solo 5, e la Liguria, dove ne sono presenti 10.
I problemi non sono solo di logistica, ma anche di prezzi: secondo i dati raccolti da Assountenti, oggi il pieno costa oltre il 100% in più rispetto a inizio anno. Proprio per denunciare la gravità della situazione, l’associazione ha deciso di presentare una segnalazione all’Autorità garante per la concorrenza affinché accerti le speculazioni che hanno contribuito a far raggiungere al metano il record di 2 euro al chilo alla pompa.
“Sappiamo che oggi un pieno di metano costa agli automobilisti il 100% in più rispetto a inizio anno, con i prezzi alla pompa che sono passati da meno di 1 al chilo a oltre 2 euro al chilo in alcune zone del paese – spiega il presidente di Assoutenti Furio Truzzi -. La corsa dei listini, tuttavia, non è determinata solo dal rincaro delle materie prime sui mercati internazionali, ma anche dalla speculazioni che interessano alcune aree del paese dove i distributori di tale carburante operano in condizione di monopolio o quasi”.
Ed è così che, come in un circolo vizioso, il numero esigue delle pompe ritorna e determina i problemi legati alle tariffe. “In Italia si contano infatti poco più di 1.500 pompe che erogano metano – analizza Truzzi –, ma la loro distribuzione sul territorio non è affatto omogenea: regioni come l’Emilia-Romagna, la Sicilia e il Piemonte, pur avendo una popolazione simile (da 4,3 a 4,8 milioni di residenti) contano rispettivamente 239, 52 e 98 distributori di metano”.
“Proprio la carenza di distributori sul territorio fa sì che in alcune zone del paese i gestori operino in regime di oligopolio e in alcuni casi di monopolio, e l’assenza di concorrenza determina speculazioni sui prezzi finali che danneggiano i consumatori – denuncia Assoutenti -. Tutto ciò mentre aumentano le immatricolazioni di automobili a metano che, nel periodo gennaio–maggio 2021, sono impennate del 27,5% rispetto al 2019, con la quota di mercato che ha raggiunto il 2,3% rispetto all’1,5% dei primi mesi del 2019. Nella sua segnalazione all’Antitrust, Assoutenti chiede di aprire un faro sui listini del metano in Italia e sugli squilibri che caratterizzano il mercato italiano e si riflettono negativamente sui consumatori”.