Mezzogiorno, caldo, anche se ancora non di fuoco, piazza Politeama, casa del Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gianfranco Miccichè. Che parla in esclusiva, il giorno dopo la sua discesa in campo, a qds.it
Buongiorno Presidente.
Buongiorno, entra pure.
Allora ci siamo. Il dado è tratto. Miccichè vs Musumeci.
La clessidra si è svuotata. È arrivato il tempo di uscire dalle sabbie mobili in cui era precipitata la Sicilia. Molti, soprattutto qui in Sicilia, non hanno capito cosa è successo a Roma due settimane fa.
La rielezione del Presidente Mattarella, che io e te da conoscitori delle cose palermitane avevamo pronosticato, cambia del tutto lo scenario. Gli schemi di gioco del 2017 sono completamente cambiati. In mezzo sono passate quasi due ere geopolitiche. Il Paese, i problemi del paese, e quindi anche dei Siciliani, sono cambiati. Da qui la crisi delle coalizioni.
Quindi anche la crisi negata dal presidente Musumeci c’era?
Ragazzi ma da ormai troppo tempo siamo fermi. Il governo regionale, pur con degli sforzi, si è impantanato. Politicamente ed amministrativamente. C’è una retorica del dinamismo che assomiglia molto al “muoviti fermo” che mi dicono sia frase molto in voga a Catania. Da qui la mossa di Forza Italia, che mi ha chiesto di entrare in campo. Dovevamo uscire da uno stallo che ci avrebbe portato alla ricandidatura di Musumeci per status quo, mentre intorno tutto cambia.
Ma non aveva sempre detto che a Palazzo dei Normanni lei ci stava benissimo?
E lo ribadisco. Chi vorrebbe lasciare uno dei Palazzi più belli del mondo, in cui esercito un ruolo prestigioso e che ritengo, modestamente, di far bene, nel più antico Parlamento del mondo? Se volevo farmi rieleggere avevo la soluzione comoda. Appoggiare la ricandidatura di Nello Musumeci. Ma avrei rinunciato a fare politica, per me e per il mio partito.
Ma come sta Forza Italia oggi. Tuttapposto?
Forza Italia è in salute. Soprattutto con questa voglia di centro che oggi, dopo la rielezione di un palermitano moderato Emerito alla massima carica, si sente nel Paese. Ho sentito il Presidente Berlusconi, che avevo ovviamente informato delle mie decisioni, come ho anche dialogato con Antonio Tajani. È ovvio che la mia disponibilità va vista, la Sicilia è troppo importante, in un quadro nazionale. Chi in Forza Italia non è d’accordo comunque può diventare Bellissimo, ha un’alternativa, diciamo estetica più che politica.
Ma non si era detto l’altro giorno in Ars che il paese è dei paesani?
Infatti la mia candidatura nasce qui, ma chiunque capisce che la Sicilia può e deve essere utile a Roma, come Roma deve trovare le ragioni di aiutare l’isola, che tra pandemia e crisi economica non può continuare a galleggiare nelle frasi fatte.
Ma lei è sicuro che gli alleati la seguiranno? Cosa farà la Lega e Fratelli d’Italia?
Fratelli d’Italia ha già scelto sembra. Anzi Musumeci è diventato la soluzione per la Meloni per confermare la sua linea sovranista e di destra autonoma dal vecchio centrodestra, di fatto un destra-centro senza centro. È una linea. Non la contesto, ma non è la mia da moderato e popolare europeo. Per questo sto offrendo una alternativa alla società, fondamentalmente moderata, siciliana. Certo la Meloni potrebbe ripensarci e condividere un’altra sintesi nel centrodestra. Ad oggi ha puntato le sue carte su Musumeci.
Ma la Lega si accorderà con i suoi progetti di grossa coalizione che non escludono di parlare con frange del centrosinistra?
Ribadisco, per chi è duro di comprendonio, che la mia candidatura è espressione di una cultura di centrodestra. Poi altri possono pensare altro e tutto può succedere. Io ho detto, ed ho appena scritto a Salvini, che la Lega deve necessariamente fare parte di questa soluzione. La Lega ha appena votato in Europa la Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, del PPE, insieme ai socialisti europei. La Meloni no. Scelte. La Sicilia ha troppi problemi per rifugiarsi in conservatorismi e fughe dalla realtà.
Quindi lei immagina una coalizione di stampo Europeo alla Metsola? Una coalizione che potremmo definire alla Maltese?
Visto che alla Draghi me l’hanno contestata Maltese mi va bene. Sa di Mediterraneo e di Europa, ed io sono un popolare europeo.
Ma è sicuro di non ripensarci? Con Nello Musumeci è definitivamente chiusa?
I problemi che dobbiamo affrontare in Sicilia, le opportunità che dobbiamo cogliere con il Pnnr, sono troppo importanti per ridurre tutto ad un problema personale. Quello che non hanno capito Musumeci e le persone vicino a lui, come la giovane testa pensante, Razza, della destra di Diventerà Sanissima come l’avete titolata. Di fatto è in corso una successione a cui Musumeci presta il fianco.
Sicuro sicuro che non ci ripensa?
Certo che se entra in campo mio fratello Gaetano ci potrei ripensare. Un Miccichè comunque sarà in campo.
Ed a Palermo che si fa? Manca pochissimo al voto
Appunto. Non potevamo stare con le mani in mano. Il rinvio continuo di decisioni politiche sulla dimensione regionale avrebbe bruciato la possibilità di un’offerta politica seria per una città che oggi è in uno stato comatoso. Questa rottura di schema aiuta soprattutto Palermo a riprendersi il suo ruolo oggi mortificato.
Nel frattempo è giunta l’ora di pranzo e da Prizzi giunge una fascella di ricotta
Ma a cannoli come siamo messi?
Senti, nella diatriba tra arancine ed arancini non ci voglio entrare, ma sulla ricotta non c’è storia.