Mentre incredibilmente la Forza Italia post berlusconiana in Italia da senso all’Eppur si muove detto da Galileo, uno dei principali fondatori del Partito del Cavaliere, Gianfranco Miccichè da Piazza Castelnuovo, Palermo, aderisce, dal gruppo misto dov’era in esilio, al Partito Autonomista di Raffaele Lombardo.
Miccichè sta al panorama politico italiano come un sincero indipendentista quale fu nel ‘800 Carlo Pisacane. Costui, Carlo Pisacane, duca di San Giovanni è stato un rivoluzionario e patriota di ideologia socialista libertaria, e di orientamento federalista d’impronta proudhoniana. Se al ceto nobiliare del napoletano sostituiamo quello alto borghese, a cui appartiene per nascita Gianfranco Miccichè, compreso il suo meridionalismo federalista costitutivo di Grande Sud, movimento di lui fondato durante un’altra diaspora da Forza Italia, la somiglianza con il romantico, ma non fortunato, Pisacane è impressionante.
Anche l’ex viceré siciliano di Berlusconi è di idee di sinistra, e il Proudhon del tempo poteva essere assimilato a uno di Lotta Continua, dove il dioscuro palermitano ha militato, del ‘900. Che Miccichè sia in tema di diritti civili, che di vita personale, un libertario assoluto ça va sans dire, direbbero i francesi. In questa sua ultima vicenda giocano rapporti personali, di indiscusso spregio al potere attuale di Forza Italia siciliana, e all’antica consuetudine di rapporto con Raffaele Lombardo, a cui riconosce furbizia calatina e incessante determinazione etnea, doti levantine che reputa complementari alla sua specifica indole pigra, ma resiliente, palermitana.
Noi palermitani siamo più avvezzi allo scirocco degli abitanti di levante, e quando spira non ci opponiamo, né fatichiamo, aspettiamo che passi, riducendo i movimenti al minimo, e rintanandoci in stanze apposite alla bisogna, le cosiddette stanze dello scirocco. Il vento del deserto spira da due anni sulla Palermo politica, e dopo due anni Miccichè esce dalla sua personale stanza dello scirocco e si orienta a Levante, dove risiede l’uomo di Grammichele, Don Raffaele, complice l’asse sulle votazioni europee, dentro Forza Italia. Miccichè ha studiato la storia, non ha tentato un blitz con i suoi 300 fedeli contro Schifani, e ha evitato una Sapri di nefasti ricordi. Ha scelto di combattere dall’interno della maggioranza con un alleato forte, di cui lui sarà il contraltare occidentale. Si è spostato sulla linea dell’arancina a punta, e le punte sono spigolose, come le spighe della spigolatrice di Sapri. A breve, con il probabile arrivo di Luigi Genovese al posto del leghista Laccoto, questa formazione avrà 7 componenti, altri potrebbero arrivare ancora, all’assemblea regionale, diventando ago della bilancia del potere dell’isola. Ed i corsi ed i ricorsi della Storia scandiscono come una pendola ineluttabile il tempo politico siciliano, nella sua cangiante immutabilità.
Così è se vi pare.