La Lugano di oggi non è quella conosciuta fino a vent’anni fa. Il merito è di un architetto, oggi quasi ottantenne, che ha ricoperto la carica di sindaco della città lagunare per quasi un trentennio: Giorgio Giudici.
Nel 2004 Giudici portò a compimento un progetto che aveva in testa da tempo, quello della Grande Lugano: l’aggregazione di diverse municipalità. Un processo caratterizzato da diverse fasi successive, durato nove anni, fino al 2013 (ultimo anno di mandato di Giudici), che ha condotto a un agglomerato di oltre venti ex Comuni, oggi quartieri (sono rimasti fuori, per scelta, Paradiso e Massagno), suddivisi a loro volta in comparti in base a caratteristiche di piano regolatore, per un totale complessivo di oltre 68 mila abitanti, di cui più di 64 mila permanenti. I restanti 4 mila si suddividono fra “residenti secondari”, cioè con domicilio in città presso una residenza secondaria e “soggiornanti e frontalieri residenti”, vale a dire coloro i quali hanno residenza presso altri Comuni, Cantoni o Paesi ma che hanno un domicilio a Lugano per motivi di studio o professionali.
Tutti questi numeri che fanno di Lugano la seconda città della Svizzera, dopo Zurigo, per estensione territoriale e, guardando al numero dei cittadini, la prima del Cantone e la nona a livello federale. Una città, oggi, guidata, dopo la conferma nelle elezioni del 14 aprile 2024, da Michele Foletti, 58 anni, succeduto nel 2021 al predecessore (nonché collega di partito nella Lega dei Ticinesi), Marco Borradori, prematuramente scomparso l’11 agosto di tre anni fa.
Grande Lugano, dunque, ma anche sanità, teleriscaldamento e ambiente, funzionamento dell’apparato pubblico e molto altro sono i temi affrontati da Foletti con il nostro direttore Carlo Alberto Tregua, nel corso del Forum che si è tenuto nella suggestiva cornice del Palazzo Municipale di Lugano, che da un lato dà sulla storica piazza della Riforma e, dall’altro, sull’incantevole panorama del lago.
“Il Consiglio comunale di Lugano, organo legislativo della città, è composto da sessanta elementi, eletti ogni quattro anni direttamente dai cittadini. I compiti sono quelli tradizionali delle Municipalità: adottare i regolamenti comunali, modificarli o sospenderne l’applicazione, esercitare la sorveglianza sull’Amministrazione, approvare il bilancio preventivo e consuntivo della Città e delle aziende partecipate, autorizzare le spese per investimenti, adottare e modificare il Piano regolatore, decidere l’esecuzione delle opere pubbliche e molto altro. In seno al consiglio, poi, ci sono le commissioni (edilizia, gestione, petizioni, pianificazione del territorio, speciale messaggio municipale numero 11423 che si occupa dell’applicazione del nuovo regolamento sulla gestione delle partecipate), che esercitano funzioni consultive e preparatorie degli atti e dei provvedimenti consiliari e di controllo sull’attività dell’amministrazione comunale”.
“La Giunta, anch’essa a elezione diretta, è formata da sette componenti, che non possono far parte anche del Consiglio. Ciascuno dei sette, poi, può candidarsi a fare il sindaco: chi prende più voti diventa primo cittadino. A meno che una lista non conquisti il 51 per cento delle preferenze, nessuna compagine ha la maggioranza assoluta. In Svizzera vige un sistema proporzionale puro che, da un lato è certamente quello più democratico, dall’altro potrebbe portare a problemi di governabilità. In Giunta sono presenti un po’ tutti gli orientamenti politici: dall’estrema destra al sindacalista di sinistra. Un contesto nel quale necessariamente un accordo occorre trovarlo, nell’interesse unico della collettività. Non per niente quello svizzero è definito un ‘sistema di concordanza’”.
“I dipendenti comunali, attualmente, a Lugano sono circa 1.600. Ma in passato sono arrivati a essere anche duemila. Alcuni anni fa abbiamo esternalizzato tutto il settore delle Residenze assistenziali per anziani, una volta gestite direttamente dal Comune. Il mio predecessore, il compianto Marco Borradori, nel giugno del 2018, con il Messaggio comunale numero 9241, ha dato vita a un Ente autonomo, il Lugano istituti sociali, che ha in carico anche gli asili nido. L’ente è diventato formalmente e giuridicamente operativo dal gennaio del 2020, con diversi aspetti positivi per la città: mantenimento delle proprietà e del controllo finanziario e operativo; controllo politico; semplificazione degli oneri gestionali per alcuni settori; introito delle prestazioni effettuate dall’amministrazione all’ente; piccoli investimenti a carico dell’ente; integrazione dei servizi attualmente autonomi ma finanziati dalla città. In esso sono confluiti circa 400 ex dipendenti comunali che, però, continuano a essere soggetti al Regolamento dei lavoratori. Gli infermieri e i medici che vi lavorano sono formati nei nostri Atenei: a Lugano, per esempio, all’Università della Svizzera italiana abbiamo il Master in Medicina, un’eccellenza a livello confederale. Ancora, abbiamo esternalizzato una parte del settore culturale”.
“In Svizzera, inoltre, prevale il concetto di prossimità: l’ente più vicino è quello che poi eroga anche il servizio e tutto il mondo della scuola, fino alle elementari, fa capo all’Amministrazione comunale e i lavoratori, come gli insegnanti, sono a tutti gli effetti suoi dipendenti. A Lugano sono, anche in questo caso, circa 400. Poi, ovviamente, della pianta organica municipale fa parte anche la Polizia locale, esattamente come in Italia”.
“Gli stipendi dei dipendenti pubblici tengono ovviamente conto del fatto che in Svizzera la vita è più cara. Per quanto riguarda i lavoratori municipali, tuttavia, abbiamo una peculiarità: ogni Comune può stabilire in maniera autonoma gli stipendi. Per le retribuzioni, infatti, non esiste un contratto collettivo confederale, ma un regolamento a livello locale: ogni Consiglio comunale stabilisce quanto pagare il segretario comunale o l’addetto all’Anagrafe. Una specificità che, però, non ci impedisce di essere perfettamente allineati con il settore privato, con il quale non ci sono gap retributivi. Una caratteristica importante, che rende il pubblico un settore fortemente competitivo con il privato e che consente di avere una pianta organica di qualità”.
“Le assunzioni vengono effettuate attraverso un concorso, ma è la politica stipendiale quella che ci permette di ‘strappare’ dipendenti al settore privato, creando così un organico composto da eccellenze. Per esempio, in questo momento abbiamo la responsabile delle Risorse umane che ha lavorato per diversi anni per una multinazionale, rivestendo anche lì il ruolo di capo del personale. Stesso discorso per la responsabile del Settore informatico. Un modo di operare che ci permette di portare le buone pratiche gestionali anche all’interno del pubblico, evitando gli sprechi. Inoltre, per noi è importante la formazione interna: anche questo ci consente di avere personale qualificato. Ovviamente questo dell’individuazione del ‘meglio’ è stato un percorso per gradi: purtroppo, all’inizio, la politica delle aggregazioni per creare la Grande Lugano non sempre ha fatto incamerare il meglio delle competenze professionali sul mercato”.
“La popolazione straniera è composta in gran maggioranza (24,6 per cento) da italiani, seguita a grande distanza dal Portogallo. Abbiamo un tasso di natalità piuttosto basso: nel 2023, 452 nuovi nati a fronte dei 479 dell’anno precedente. Tuttavia non conosciamo il problema dello spopolamento grazie ai flussi migratori, il cui saldo rimane positivo. A Lugano il 40 per cento della popolazione è straniera. La cittadinanza si ottiene dopo cinque anni di domicilio nello stesso comune, successivamente si passa a quella regionale. L’ultimo step è la cittadinanza confederale. Un problema c’è per gli universitari: prendiamo per esempio uno studente che ha vissuto a Lugano e che si trasferisce a Zurigo: è obbligato a porre il proprio domicilio in quella città, rischiando di azzerare il periodo luganese. Ma è una questione cui stiamo cercando di porre rimedio”.
“Poi ci sono i cosiddetti frontalieri, vale a dire cittadini italiani che vengono in Svizzera per lavoro. Dal 2007 è stato abolito l’obbligo di residenza entro i venti chilometri dal confine: ogni italiano che venga a lavorare in Svizzera ottiene lo status di frontaliere. Inoltre, ha la possibilità di soggiornare qui durante la settimana, tornando in Italia nel weekend. Quello che è stato modificato, di recente, è il regime fiscale. Con il Decreto Omnibus numero 113 del 9 agosto 2024, se il lavoratore è residente entro venti chilometri dal confine, questo paga le imposte in Svizzera con le aliquote della Confederazione. Se, al contrario, la distanza è superiore, c’è sempre la parte svizzera ma il differenziale viene corrisposto, in base alle aliquote italiane, in Italia”.
“A Lugano il teleriscaldamento non è presente su tutto il territorio. Abbiamo una strategia energetica che ci ha spinti a scegliere il miglior vettore in relazione al luogo. Faccio un esempio: sul lago possiamo sfruttare la differenza di temperatura fra l’acqua e quella esterna, quindi abbiamo sviluppato un certo tipo di reti. A Nord, invece, dove abbiamo il più importante centro di calcolo scientifico a livello europeo di proprietà dei Politecnici di Zurigo e Losanna, abbiamo un sistema di raffreddamento dei computer con l’acqua del lago. Per realizzarlo è stata costruita una stazione di pompaggio che consente di far convogliare circa 760 litri di acqua al secondo”.
“Non è tutto. In altri nuclei, come quello di Carona, quando abbiamo rifatto la pavimentazione, abbiamo progettato un teleriscaldamento a legna, perché quella è zona boschiva: con i residui che derivano dalla cura e manutenzione del nostro patrimonio verde scaldiamo il centro cittadino. C’è, poi, tutto il sistema di depurazione delle acque attraverso il quale produciamo gas e, con il gas, creiamo elettricità. Ecco che lì abbiamo progettato una rete di teleriscaldamento che ruota attorno alla depurazione delle acque. Insomma, bisogna avere la lungimiranza di capire che non esiste un unico vettore energetico che va bene dappertutto e che di ogni luogo vanno colte e sfruttate al meglio le opportunità e le risorse che offre. Un modus operandi che ci permette di essere virtuosi nel rispetto dell’ambiente”.
“A Lugano, oltre alle iniziative tradizionali, come la promozione dell’utilizzo del trasporto pubblico o, dov’è possibile, l’elettrificazione, abbiamo redatto un Peco, Piano energetico comunale, una sorta di fotografia della città che permette di disporre di un’analisi dei consumi e delle emissioni di anidride carbonica, fornendo le linee guida e le misure per indirizzare negli anni futuri la politica energetica di Lugano”.