Ambiente

Microplastiche nei pesci, Arpa e Mipaaf avviano monitoraggio sulle coste siciliane

PALERMO – Indagare l’impatto dei rifiuti marini, in particolare delle microplastiche, sulla fauna ittica siciliana. Sarà questo uno degli obiettivi di uno studio di caratterizzazione di dettaglio della distribuzione delle microplastiche presenti in alcuni tratti della costa siciliana che verrà realizzato da Arpa Sicilia e dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo.

LE MICROPLASTICHE
Le microplastiche, che saranno tra i rifiuti maggiormente monitorati dallo studio, sono costituite, si legge in una nota dell’Arpa, da particelle con una dimensione “relativamente piccola rispetto agli altri rifiuti flottanti (dai 300 micron a 5mm)” e “hanno possibilità di essere ingerite o inglobate in organismi marini, ma anche disperse e trasportate dalle correnti marine”.

LE NOVITÀ 
Si tratta di uno studio dal carattere innovativo visto che “le indagini realizzate fino a questo momento – hanno aggiunto dall’Arpa – si sono limitate alla determinazione della loro distribuzione superficiale in acque di mare e alla loro caratterizzazione dal punto di vista morfologico (forma e colore)” e “non sono state ad oggi raccolte informazioni standardizzate e sistematiche sulla caratterizzazione chimica dei polimeri che le costituiscono”. In questo senso il progetto prevede appunto di “accrescere il livello di conoscenza attualmente disponibile in materia di indagini sulle microplastiche disperse in ambiente marino, aggiungendo alla semplice descrizione morfologica attualmente derivante dai piani di monitoraggio attuativi della Direttiva sulla Strategia Marina, la caratterizzazione chimica dei polimeri costituenti le particelle inferiori ai 100um, vista la loro importanza tossicologica nella catena alimentare, nonché l’identificazione di eventuali materiali (microinquinati, solidi, di origine organica e/o inorganica) assorbiti sulle superfici delle particelle”.

INDAGINI MOLTEPLICI
Lo studio prevede, oltre alle indagini relative alla matrice acquosa, di realizzare campagne di campionamento di differenti organismi marini e determinare in questo modo la “presenza e concentrazione di particelle di natura antropica con dimensioni inferiori ai 100 um, prevedendo la loro individuazione chimica nei predetti organismi marini”. A disposizione ci saranno 30 mesi così da avere un’ampia panoramica relativa alle diverse stagioni.

PLASTICA NEI PESCI: STUDIO INTERNAZIONALE
A denunciare lo stato drammatico delle acque mediterranee è stato, nei giorni scorsi, anche il capitolo di un libro, scritto anche da alcuni ricercatori dell’Ispra, che si intitola “Plastics in the Aquatic Environment – Current Status and Challenges” pubblicato dalla Springer Nature. Secondo questo studio, ci sono almeno 116 specie diverse nel Mediterraneo che hanno ingerito plastica, tra questi più della metà (59%) sono pesci ossei che includono anche quelli di interesse commerciale (sardine, triglie, orate, merluzzi, acciughe, tonni, scampi, gamberi rossi).