A Lampedusa, stando agli ultimi aggiornamenti, sono 15 le imbarcazioni dei migranti giunte in poche ore. E sono 1427 le persone, di diversa nazionalità ed età, che sono state nell’hotspot di contrada Imbriacola. Tra queste, anche donne e bambini.
Al Viminale si segue naturalmente con grande attenzione quanto sta accadendo in queste ore. Le 14 barche hanno lasciato le coste africane senza essere intercettate dai guardiacoste locali. Potrebbero averli lasciati partire, oppure le partenze sono avvenute da un’area non controllata.
Quello che è certo è che in Libia come in Tunisia il controllo delle coste si sta dimostrando inefficace. Così come quello delle frontiere desertiche del Sud da dove passa il flusso proveniente dall’Africa centrale. Per quanto riguarda la Libia c’è inoltre da evidenziare la difficile situazione sul territorio, con il nuovo Governo di accordo nazionale del premier Abdel Hamid Dbeibah che cerca di acquistare autorità sulle diverse milizie che si spartiscono il Paese in vista delle elezioni programmate a dicembre.
Ci sono poi da considerare le tensioni legate all’incidente dei colpi di mitragliatore sparati da una motovedetta libica contro un peschereccio italiano. Una situazione complessa, dunque, che il Governo punta ad affrontare in tutti gli aspetti in modo sistematico e non contingente, coinvolgendo diversi ministri, non solo il Viminale che ha il problema di dove sistemare i migranti che sbarcano, con tutti gli adempimenti relativi alla fotosegnalazione e ai tamponi da effettuare. Per ora c’è ancora posto sulle navi dedicate alla quarantena, ma i bandi dovranno essere rinnovati.
“La Libia rivendica la territorialità delle acque ben oltre il limite convenzionale delle 12 miglia marine accettato da tutti i Paesi rivieraschi, e lo spinge fino a 16 miglia e oltre. Si tratta di un arbitrio da cui discendono episodi anche gravi, come è stata l’aggressione al peschereccio di Mazara del Vallo. Ad aggravare quella circostanza c’è stata la mancata reazione di una nave della nostra Marina, presente durante l’aggressione. È ovvio che nessuna persona di buon senso immagina di trasformare l’area Sud-Sud Ovest del Mediterraneo in un teatro di guerra con navi militari che si sparano addosso.
È invece urgente che venga ridefinito a livello internazionale il limite di territorialità delle acque libiche, un accordo bilaterale fra i due governi non è sufficiente. In attesa di un’intesa con il sigillo dell’Onu, però, sarà bene che il governo italiano aggiorni le regole d’ingaggio per la flotta militare che incrocia in quell’area perché è impensabile che si ripetano episodi gravi, come quello accaduto qualche giorno fa, senza che i nostri militari diano protezione ai pescherecci. Su questo il movimento Cambiamo! sollecita i ministri della Difesa e degli Esteri a riferire immediatamente nelle sedi parlamentari competenti”. Lo scrive in una nota Osvaldo Napoli, componente Cambiamo! alla Commissione Esteri.