Cronaca

Migranti, bimbi morti bruciati: la scioccante testimonianza di un superstite

Sono partito da una spiaggia sita nei pressi della città di El-Mahdia, mercoledì sera del 19 ottobre intorno alle ore 21. In tutto eravamo 37 persone, compreso donne e bambini. Il viaggio è durato circa 3 giorni, siamo arrivati in Italia a mezzogiorno circa del 21 ottobre. Dopo circa 2 giorni di viaggio, la notte successiva e prima dell’arrivo in Italia, intorno alle 3.30-4 mi sono svegliato, perché il motore della barca si era fermato e la barca aveva preso fuoco, alimentato anche dalla benzina che era custodita in bidoni, che doveva esser utilizzata per il rifornimento. Per sfuggire alle fiamme che hanno immediatamente incendiato la barca, ci siamo buttati tutti in acqua, non so se qualcuno sia rimasto a bordo della barca e investito dalle fiamme”. Ecco il racconto di uno dei superstiti del naufragio avvenuto il 21 ottobre scorse davanti alle coste di Lampedusa causando la morte di due bimbi piccoli, provocata dalle ustioni. “Siamo rimasti in acqua fino alle 7.30-8 del mattino, fino a quando si è avvicinato un peschereccio tunisino, che penso abbia dato l’allarme”.

“L’equipaggio del peschereccio, ha anche tratto in salvo alcuni di noi, che erano stati trascinati via dalla corrente, riportandoli poi sulla nostra barca, che nel frattempo grazie all’intervento di alcuni ragazzi, era stata liberata dalle fiamme, con gettitti di acqua, prelevata dal mare. Dopo un po’, è giunta un’imbarcazione penso della marina italiana a salvarci – si legge ancora nella testimonianza sul provvedimento di fermo dei due senegalesi accusati di essere gli scafisti- Ricordo che quando sono risalito sulla barca due bambini, uno di sesso maschile e una di sesso femminile sono morti bruciati sulla barca, e anche che quattro persone adulte due uomini e due donne, sono rimaste in acqua, perché trascinate dalla corrente e annegate”.

“Voglio precisare, che il motore della barca durante il viaggio aveva avuto diversi problemi e più volte si era fermato e fatto ripartire. Inoltre ci siamo persi anche in mare, e un uomo di origine senegalese, che si era alternato alla conduzione della barca durante la traversata, con un altro uomo anche lui senegalese, grazie all’uso del GPS istallato sul suo telefono è riuscito a ritrovare la rotta prefissata”, racconta ancora il testimone sentito dalla Squadra mobile di Agrigento che ha condotto le indagini coordinate dal Procuratore facente funzione Salvatore Vella.