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Migranti, cadavere in ospedale Enna, emerge una storia di caporalato, aperta un’inchiesta

La morte di un migrante, giunto senza vita al pronto soccorso di Enna, ha svelato una storia di lavoro nero e caporalato.

A portare l’uomo in ospedale è stato il proprietario di un mandorleto che, solo dopo l’intervento degli agenti della sezione volanti, avvisati dai medici, ha raccontato che l’uomo era morto raccogliendo mandorle nel suo terreno.

L’uomo aveva riferito che la vittima era un suo amico, ma poi non ne conosceva il nome e il domicilio.

Dal racconto di alcuni testimoni è emerso che nel mandorleto erano almeno in cinque a lavorare, nove ore al giorno e per cinque euro all’ora senza alcun contratto e dispositivi di sicurezza.

Inoltre i cinque sono risultati percettori del reddito di cittadinanza.

Dopo l’intervento della squadra mobile, che ha individuato il caporale, la salma è stata sequestrata.

La Procura ha disposto l’autopsia. Al momento il proprietario del mandorleto è accusato di impiego di lavoratori non autorizzati.