PALERMO – “C’è un’emergenza nell’emergenza. Quella sanitaria legata alle presenze di così tanti migranti in Sicilia. Il governo della Regione sta lavorando alacremente per dar sicurezza ai cittadini siciliani e ai cittadini che si recano nella nostra regione per motivi di turismo”. Lo ha detto l’assessore regionale siciliano alla Salute, Ruggero Razza, a Lampedusa per seguire da vicino l’evolversi della emergenza migranti.
“Qui a Lampedusa realizziamo una struttura dedicata per i tamponi, realizziamo un laboratorio perché possano essere immediatamente processati sull’isola – ha aggiunto l’esponente del governo siciliano -. Facciamo tutto quello che si deve dal punto di vista sanitario per dare il massimo della serenità a tutti coloro che vivono in Sicilia e coloro che vengono in Sicilia per ragioni di svago in un mese così importante per l’economia siciliana com’è quello d’agosto”.
Ad accompagnare Razza, accolto dal sindaco di Lampedusa Totò Martello, c’era anche Guido Bertolaso, che sta seguendo per la presidenza della Regione la fase post lockdown, il capo della Protezione civile regionale, Salvo Cocina e la manager dell’Asp di Palermo, Daniela Faraoni.
Nel corso della visita si è svolta anche una ricognizione nel poliambulatorio dell’isola: è uno dei siti che potrebbero ospitare il nuovo ospedale delle Pelagie che il governo regionale intende realizzare.
Nave-quarantena davanti a Lampedusa, tamponi per 350
La nave-quarantena Gnv Azzurra è rimasta, per tutta la notte scorsa e così farà per l’intera giornata di oggi, davanti a Lampedusa, dove permangono condizioni di maltempo.
Soltanto domani, con il calare del vento, l’imbarcazione – che ha già a bordo 350 migranti -, tornerà ad attraccare al molo per completare l’imbarco, fino alla capienza massima, che è di settecento posti, degli altri ospiti dell’hotspot.
Ieri sera, il dipartimento Libertà civili del ministero dell’Interno aveva dato il via libera al trasferimento della nave verso Trapani, ma poi, dopo nuovi contatti fra società e dipartimento, la nave è rimasta davanti Lampedusa.
Intanto i migranti imbarcati sono stati sottoposti tutti a tampone rinofaringeo anti-Covid.
I test sono stati prelevati, dall’imbarcazione da una motovedetta della Guardia di finanza e poi sono stati trasferiti a Palermo con un elicottero per essere analizzati.
Ieri vento e mare mosso avevano bloccato i trasferimenti
Continuano anche oggi, dunque, il mare mosso e le forti raffiche di vento che ieri avevano fermato gli sbarchi di migranti a Lampedusa ma anche bloccato l’imbarco degli ospiti dell’hotspot di Lampedusa sulla nave-quarantena Gnv Azzurr.
Porto Empedocle, svuotata la tensostruttura
A Porto Empedocle, invece, si è man mano svuotata la tensostruttura: 400 migranti sono stati infatti trasferiti nel centro d’accoglienza di Caltanissetta. “Mi auguro – ha commentato il sindaco Ida Carmina – che quanto accaduto non si ripeta visto che la nostra città ha vissuto una situazione di disagio”.
Dal dieci agosto riprendono i rimpatri con la Tunisia
Intanto il Viminale conferma: dal 10 agosto riprenderanno i voli charter per i rimpatri dei tunisini che sbarcano in Italia e che erano stati interrotti durante il lockdown. I voli rispetteranno quelli che sono gli accordi attualmente in vigore con il governo di Tunisi, vale a dire due aerei a settimana ognuno con un massimo di 40 persone a bordo, dunque un totale di 80 migranti a settimana. In realtà alcuni voli charter sono già stati effettuati in queste ultime settimane in cui l’afflusso di migranti dalla Tunisia è esploso, con decine di sbarchi giornalieri a Lampedusa. Dal 16 luglio sono infatti 5 i voli effettuati che hanno consentito il rimpatrio complessivo di 95 tunisini. Il governo di Tunisi ha infatti chiesto che su questi aerei – come su quello già programmato per giovedì – ci fossero non più di 20 cittadini a volo. Dal 10 agosto, invece, si tornerà ai termini previsti dall’accordo. Dal 1 giugno al 3 agosto, dice ancora il Viminale, sono state rimpatriate complessivamente 266 persone: 116 in Tunisia e 103 in Albania.
Tendopoli di Vizzini, “Oltraggio al territorio”
VIZZINI (CT) – “Non possiamo più stare silenti di fronte all’ennesimo oltraggio che viene perpetrato ai danni del Calatino. Non possiamo non manifestare il grido di dolore di un interocomparto, quello agricolo, che viene puntualmente dimenticato e che adesso rischia di patire i risvolti di scelte non condivise, non discusse e non ponderate”. Lo afferma all’Adnkronos Giovanni Selvaggi (nella foto), Presidente di Confagricoltura Catania.
“La tendopoli in via di allestimento a Vizzini – continua- rappresenta un fatto grave specie alla luce dell’assenza di qualsivoglia concertazione. Già questo territorio paga lo scotto del Cara di Mineo, una struttura enorme che ha lasciato macerie con gravi fatti di sangue, perdita irreversibile di posti di lavoro che si erano creati, continui furti e razzie nelle campagne circostanti. Non vogliamo che il Calatino ripiombi in quella stessa identica situazione”.
“L’agricoltura etnea – evidenzia ancora Selvaggi – vive da tempo drammi ignorati dallo Stato senza alcuna misura di compensazione. Durante la pandemia il settore ha dato prova di un grande amore per la comunità continuando a lavorare in situazioni difficili e con grandi sacrifici degli imprenditori”.
“I costi – prosegue – il presidente etneo di Confagricoltura – sono aumentati in maniera esponenziale per via della scarsità di manodopera, per le misure anti-contagio e per l’adattamento degli ambienti lavorativi. Eppure, l’agricoltura ha fatto sempre la sua parte specie nel Calatino, una delle zone più produttive dell’Isola e con produzioni che sono fiore all’occhiello del settore”.
“Adesso i prezzi sono crollati – ricorda amaramente Selvaggi – e le imprese agricole, dopo gli sforzi compiuti negli ultimi mesi, sono in forte difficoltà. E mentre non c’è alcun sostegno per il settore arriva anche l’ennesima bomba sociale con l’apertura di un centro di accoglienza”.
“Il territorio – conclude – ha già dato e non possiamo subire l’ennesimo oltraggio. Nell’emergenza, e solo per essa, vi è già la struttura del Cara che può essere temporaneamente usata ma non si possono costruire dall’oggi al domani nuovi centri di accoglienza”.